Comprendere il battesimo dello Spirito e la pienezza spirituale
Pochi aspetti del ministero dello Spirito Santo hanno causato maggiori divisioni nella Chiesa di quelli del battesimo dello Spirito e della pienezza spirituale. Tuttavia, ogni volta che il Nuovo Testamento parla di questi aspetti, lo fa in termini di unità, non di divisione. Il battesimo e il riempimento con lo Spirito Santo, giustamente intesi, dovrebbero essere fonti di unità della Chiesa.
Se sono fattori di unione, perché siamo così divisi? Gran parte del problema risiede nel modo in cui definiamo i nostri termini. Se vogliamo abbracciare una visione biblica, dobbiamo comprendere le definizioni bibliche di questi concetti. Uno sguardo alle lettere di Paolo ci permetterà di affrontare la terminologia e di chiarire la posizione biblica su due ministeri cruciali dello Spirito.
Il primo termine: Battesimo
Non possiamo comprendere correttamente il battesimo dello Spirito Santo senza prima considerarlo in relazione a Cristo. All’inizio del Vangelo di Giovanni, ci viene detto che Gesù dà due doni al suo popolo: la rimozione del peccato e il battesimo con lo Spirito Santo (1:29, 33). Questi due doni si intrecciano in tutta la Scrittura e trovano il loro compimento in Cristo (Ez. 36:25-27). Perdono e battesimo di Spirito, in altre parole, vanno insieme.
Il battesimo dello Spirito alla nostra conversione ha anche implicazioni per la Chiesa. È in questo contesto che Paolo usa questo termine in 1 Corinzi 12. Dopo aver messo in evidenza ciò che distingue un membro dall’altro nella chiesa di Corinto, egli individua l’unità fondamentale della loro comunione: “Ora noi tutti siamo stati battezzati in uno Spirito nel medesimo corpo, sia Giudei che Greci, sia schiavi che liberi, e siamo stati tutti abbeverati in un medesimo Spirito” (v. 13). Cosa unisce allora la Chiesa? Il fatto di essere stati battezzati in un solo corpo. È qualcosa su cui noi non abbiamo controllo – lo fa Dio – ed è di natura esperienziale, qualcosa di cui godiamo per fede.
Per implicazione, Paolo dice che se siamo in Cristo per fede, allora abbiamo sicuramente sperimentato il battesimo nello Spirito Santo. Questa posizione differisce dai gruppi e dalle denominazioni che definiscono il battesimo dello Spirito Santo come un’esperienza critica post-conversione evidenziata da segni come il parlare in lingue. Questa esperienza, sostengono loro, è essenziale per la pienezza spirituale.
Sebbene i cristiani possano essere in disaccordo sulla questione e mantenere un certo grado di comunione, dobbiamo riconoscere che una tale definizione è imprecisa se confrontata con le Scritture. Paolo infatti dichiara che tutti coloro che credono veramente sono battezzati nello Spirito Santo.
Il fatto di essere battezzati nello Spirito solleva tuttavia una questione con cui dobbiamo fare i conti: viviamo come se fosse vero? Certo, la maggior parte di noi non ci riesce. Nonostante gli strumenti che Dio ci ha dato, la nostra testimonianza è spesso inefficace e la nostra lode è spesso contaminata dall’egoismo. Inoltre, molte delle nostre chiese sono forti nella dottrina, ma deboli nella carità. Queste cose sono assolutamente incongruenti con il frutto dello Spirito (Gal. 5:22-23).
Esiste un correttivo biblico a questi problemi? E se sì, qual è?
Il secondo termine: pienezza
Ogni cristiano è battezzato nello Spirito Santo, perché nessuno può appartenere a Cristo senza possedere anche lo Spirito in sé (Rom. 8:9). Non tutti i cristiani che stanno leggendo in questo momento però stanno godendo della pienezza che lo Spirito porta con sé.
Prima Corinzi ci offre un caso di studio su questo fenomeno. Quando Paolo si rivolse alla chiesa, ciò di cui avevano bisogno non era un altro battesimo di Spirito; ma avevano bisogno di riscoprire la pienezza spirituale.
Dalle questioni sollevate da Paolo nella sua lettera sappiamo che i credenti di Corinto erano orgogliosi, senza amore, litigiosi e tolleranti nei confronti del peccato. I loro modelli di peccato avevano causato il declino della loro pienezza spirituale; erano diventati non spirituali (1 Cor. 3:1-4). Quindi la preoccupazione centrale di Paolo non era quella di distinguere tra coloro che erano stati battezzati nello Spirito e coloro che non lo erano stati, ma di distinguere tra spirituali e non spirituali (v. 1).
Paolo, però, parla della questione dell’essere riempiti di Spirito Santo anche altrove. L’istruzione più chiara si trova in Efesini 5:
“Ma non vi inebriate di vino, nel quale vi è dissolutezza, ma siate ripieni di Spirito, parlandovi gli uni gli altri con salmi inni e cantici spirituali, cantando e lodando col vostro cuore il Signore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio e Padre nel nome del Signor nostro Gesù Cristo; sottomettetevi gli uni agli altri nel timore di Cristo” (vv. 18-21).
Come è stato spesso notato, il comando di “essere riempiti di Spirito” è nel tempo presente continuo, che indica un’azione continua. “Continuate a essere riempiti”, dice Paolo. Il fatto che questo riempimento sia continuo non nega però la nostra necessità di cercarlo attivamente, né significa che Dio non userà mezzi e momenti particolari per riempirci del suo Spirito. Non c’è da girarci intorno: la pienezza spirituale è obbligatoria, non facoltativa. Lo Spirito Santo è una necessità vitale per ogni figlio di Dio.
Se la pienezza spirituale è il correttivo alla vita carnale, allora come possiamo sapere se noi – e, per estensione, le nostre chiese – siamo pieni di Spirito?
Non è certamente il dono delle lingue che indica una vita piena di Spirito, come alcuni suggeriscono. In realtà, non è utile isolare un dono spirituale dagli altri, ergendolo a prova della vita spirituale (1 Cor. 12:29-30).
Secondo il Nuovo Testamento, le prove principali della vita dello Spirito sono sia morali sia miracolose, non una o l’altra. In altre parole, i doni spirituali non sono mai isolati dalle verità spirituali. Quando sbagliamo, finiamo come i Corinzi, pieni di doni spirituali ma privi di frutti spirituali.
Secondo Efesini 5, dovremmo cercare quattro segni piuttosto ordinari che accompagnano una comunione piena di Spirito:
- Parlare gli uni agli altri. Pienezza spirituale significa non solo profonda comunione con Dio, ma anche comunicazione di base con gli altri. Il cristiano pieno di Spirito incontrerà i fratelli e le sorelle faccia a faccia, abbracciandosi, gioendo, chiedendo perdono quando necessario, ecc.
- Cantare e fare musica. Questo è il modo in cui Dio opera nel suo popolo, liberandolo nel canto e nella lode piena di Spirito.
- La vita piena di Spirito non è caratterizzata da brontolii e lamenti, ma dalla gratitudine.
- Sottomissione reciproca. L’umile sottomissione, e non l’autoaffermazione, è una parte essenziale del comportamento cristiano, un segno distintivo della vita spirituale.
Come raggiungere la pienezza spirituale
Definiti il battesimo dello Spirito e la pienezza, è bene considerare come raggiungere la vita piena di Spirito di cui parla il Nuovo Testamento. Possiamo individuare tre passi verso la pienezza spirituale: il pentimento, l’ubbidienza e la sete.
Il pentimento
Se guardiamo alla nostra vita, troveremo senza dubbio il peccato, che richiede sempre il pentimento. Ci sono aree che richiedono la nostra attenzione, che si tratti della nostra adorazione, del ringraziamento o della sottomissione. Abbiamo bisogno del perdono di Dio per queste cose, perché Dio non ha mai riempito una vita sporca. Non mettiamo acqua in un bicchiere sporco. Perché allora dovremmo aspettarci che lo Spirito di Dio riempia vasi sporchi? Dio, tuttavia, riempirà e riempie il cuore pentito, il cuore purificato dalla macchia del peccato (1 Gv. 1:9).
L’ubbidienza
Dopo il pentimento viene l’ubbidienza gioiosa. “Siate ripieni di Spirito” non è un suggerimento da considerare, ma un comando a cui ubbidire. Come Gesù ha esortato i suoi seguaci, chiediamo al Padre di darci lo Spirito Santo (Lc. 11:13)? Fa parte della nostra routine di preghiera chiedere che Dio ci riempia con tutta la sua pienezza? Siamo stati tutti battezzati nello Spirito, ma ci è stato comandato anche di essere continuamente riempiti di Spirito.
La sete
Infine, deve esistere in noi una sete inestinguibile di pienezza spirituale (1 Tess. 5:19).
Se abbiamo nel cuore un atteggiamento che dice: “Sono sicuro che questo riempimento spirituale va bene per qualcun altro, ma io mi accontento di quello che ho”, allora non possiamo aspettarci di sperimentare tanto da Dio.
Se nel nostro cuore invece c’è un umile grido per conoscerlo in tutta la Sua gloria, allora Egli ci riempirà senza dubbio con il Suo Spirito. Dio riempie coloro che dicono: “Signore, mi arrendo completamente. Fai di me quello che vuoi”.
Possiamo quindi considerare l’esortazione di Paolo a essere riempiti di Spirito come una direttiva per i cristiani battezzati con lo Spirito.
In effetti, siamo tutti battezzati nello stesso Spirito, ma non tutti siamo riempiti nella stessa misura. Quando abbiamo sete di Dio, possiamo sperare che la promessa di Cristo si realizzi nella nostra vita. Come ha detto il Signore stesso: “Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, da dentro di lui sgorgheranno fiumi d’acqua viva” (Giov. 7:38).
Questo articolo è stato adattato dal sermone “The Holy Spirit Indwells and Fills – Part One” di Alistair Begg. Iscriviti per ricevere gli aggiornamenti settimanali del blog.
Traduzione a cura di Susanna Giovannini
Foto di frank mckenna su Unsplash
Coram Deo, per approfondire, ti consiglia il libro Pentecoste di Iain H. Murray:
Tematiche: Battesimo dello Spirito, Conversione, Spirito Santo
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