Come mi sono imbattuto per caso, e poi innamorato, nei normali meccanismi della grazia.

 

 

Voglio raccontarvi del sermone più influente che abbia mai ascoltato.

 

Il viaggio in transatlantico, parte 1

Sono andato all’università un anno dopo la maggior parte dei miei amici, per cui quando sono arrivato io frequentavano una chiesa già da un anno; non dirò il nome, ma conteneva la parola “battista”. Invece a me, piaceva frequentare chiese i cui nomi sarebbero potuti essere utilizzati come start-up tecnologiche o centri di riabilitazione: Il vigore, la fonte, il crocevia, insomma avete capito cosa intendo dire.

Tuttavia mi fidavo dei miei amici perciò, una domenica mattina, mi misi assonnato in macchina e guidai a 15 miglia di distanza dal campus, fino a un edificio a forma di croce che si trovava tra due campi: in effetti del bestiame muggiva; e per un giovane universitario, questa gita di 20 minuti pareva essere un viaggio transatlantico, perciò mi domandai se ci sarei mai ritornato.

 

Il predicatore semplice

Entrammo e mi sedetti, intonammo alcune canzoni e mi sedetti di nuovo, dopodiché un uomo anziano si alzò di fronte a noi; indossava un abito da dimenticare perché tristemente cupo e fuori moda. Notai subito che non c’era un palco o un pulpito, ne tanto meno un leggio ma solo uno sgabello su cui mi aspettavo che si sedesse per sembrare informale e comunicativo. Avevo già visto pastori fare così, eppure lui non mi sembrava un tipo da conversazione ed in realtà lo sgabello era più che altro per la sua Bibbia; era grande, pesante e molto usurata, sembrava che avesse passato le stesse cose che aveva passato quest’uomo.

Non so come spiegarlo se non dicendo che quest’uomo aveva un aspetto decisamente comune; sarebbe potuto passare tranquillamente per il mio farmacista, o per l’allenatore della piccola squadra di vostro figlio, o per uno che vende esche in un negozio di pesca sportiva.

E   poi   ha   iniziato   a   predicare:   “Aprite   le   vostre   Bibbie   in   Genesi   6:1-8”;   parlava   lentamente,   con un’attenzione che per alcuni poteva venir scambiata per incertezza.

Ciò che accadde nei 40 minuti successivi fu tanto sconcertante quanto meraviglioso; ero cresciuto in chiesa e avevo letto libri cristiani, avevo condotto studi biblici ed ero in grado di spiegare come la fede in Gesù cambia tutto, e probabilmente avrei potuto articolare l’argomento teleologico a sostegno dell’esistenza di Dio; avevo alzato le mani in adorazione, pianto per i miei peccati e per quelli dei miei amici.

Io amavo Gesù.

Eppure non avevo mai sentito nulla di simile perché questo predicatore dall’aspetto semplice se ne stava lì, con la sua Bibbia logora e lo sgabello rotto, a spiegare e a mettere in pratica Genesi 6 a tutti coloro che volevano ascoltare; così rimasi ad ascoltarlo affascinato.

Il sermone non era impeccabile, anni dopo mi disse che lui non riesce ad usare un manuale anche se vorrebbe poterlo fare; comunque era preciso, acuto e sincero: ci chiamava “cari”. Era mite, tanto ma tanto tanto mite. Eppure, quando parlava del giudizio di Dio sui peccatori come noi, la sua mitezza cedeva a una

ferma urgenza. Ci disse di fuggire verso l’arca che è Cristo, ci disse di non deridere l’imminente giudizio di Dio   e   ci   pregò   di   godere   della   misericordia   di   Cristo   prima   che   le   acque   del   giudizio   giungano   a sommergerci.

Partendo da Genesi 6 con le lacrime agli occhi, e finendo sempre con l’avere le lacrime agli occhi, ci ha parlato dell’amore di Dio per i peccatori come noi, ci ha parlato di Gesù che è morto al posto nostro e resuscitato.

 

Dr. Watson!

Non sono certo di poter dire che mi abbia insegnato qualche fatto evidente che non conoscessi già; al contrario, come un buon investigatore, ha esposto tutto ciò che già sapevo in modo tale da portarmi a una conclusione. Ma la cosa che mi ha stupito è che la sua conclusione non riguardava me o ciò che avrei dovuto fare, ma si trattava di una conclusione su Cristo; una conclusione su come Dio ci avesse dato il sesto capitolo della Genesi principalmente non per insegnarci la giustizia di Noè ma la giustizia di Cristo.

Se durante il mio primo viaggio transatlantico verso questa chiesa mi aveste chiesto di leggere Genesi 6 e di spiegarvi il suo significato, non ho idea di cosa avrei risposto allora; avreste potuto darmi la lente d’ingrandimento personale di Sherlock Holmes e non sono sicuro che avrei trovato un solo indizio che portasse alla croce. Ovviamente, sapevo per esperienza che i sermoni dovevano terminare alla croce, ma credevo che in questi momenti il Signore permettesse il teletrasporto, soprattutto per i sermoni incentrati sull’Antico Testamento.

Questa è la storia del primo sermone espositivo che abbia mai ascoltato e l’ho adorato perché mi ha stimolato intellettualmente e spiritualmente. Tuttavia, non avevo una definizione precisa, non avevo idea di cosa stesse accadendo e ancor meno del perché stesse accadendo; a dire il vero, lo trovavo tanto curioso e contraddittorio quanto avvincente.

Pensai che forse il predicatore avesse avuto una settimana molto favorevole, perciò mi chiesi cosa avrebbe combinato la settimana dopo.

 

Il viaggio in transatlantico, parte 2

E così la domenica successiva salii di nuovo in macchina, entrai e mi sedetti, cantai alcune canzoni e mi sedetti, dopodiché si alzò il predicatore che indossava un abito diverso, ma teneva in mano la stessa Bibbia.

Iniziò con la stessa introduzione lenta e assonnata: “Aprite le vostre Bibbie in Genesi 6 e inizieremo dal versetto 9”.

Diedi un colpetto sulla spalla al mio amico e sussurrai: “È strano, che sta facendo?”, lui rise ma io no; mi sentivo perso, non avevo mai visto un predicatore riprendere da dove aveva lasciato, come in un episodio di 24 o qualcosa del genere.

Per i successivi 40 minuti il pastore predicò ancora una volta dal libro della Genesi; la forma del sermone era la stessa, ma i suoi contorni erano cambiati a seconda del passaggio in questione. Così ascoltai di nuovo e nuovamente affascinato.

Ad un certo punto le cose cominciarono a funzionare, mi resi conto che quello che avevo sentito la settimana prima per me non era un caso isolato ma un modo diverso di fare chiesa, un modo di pensare alla vita cristiana. Non potevo credere di non averne mai sentito parlare prima e non vedevo l’ora di saperne di più.

Ecco perché questo secondo sermone espositivo fu il più influente che abbia mai sentito, questo scatenò in me una rivelazione sconvolgente: mi stavo perdendo qualcosa che non sapevo esistesse.

 

Una diga rotta

Quasi quattro anni dopo, in una delle mie ultime domeniche al college, ascoltai un sermone sulle ossa di Giuseppe; il predicatore che ormai chiamavo “Pastore Steve” sottolineò la resurrezione del popolo di Dio nell’ultimo giorno e ci invitò a confidare in Gesù. Il nostro testo di quella mattina? Genesi 50:22-26.

Naturalmente ci chiamò “cari” e naturalmente ci furono lacrime nei suoi occhi.

Anche i miei occhi erano pieni di lacrime perché amavo quest’uomo: il mio pastore, il mio predicatore; era un   uomo   semplice   che   indossava   abiti   scuri   e   pesanti   nei   giorni   più   caldi  dell’estate e piangeva letteralmente ogni domenica, tuttavia non è per questo che lo amavo. Lo amavo perché mi ha fatto conoscere la straordinaria grazia di Dio in un modo così ordinario: attraverso sermoni semplici, incentrati sulla   Parola   che   non   si   basavano   su   storie   verosimili  o si   concludevano   con   un   chiaro   appello   al rinnovamento dei principi morali; i suoi sermoni erano per me naturalmente anche se non riguardavano me, ma Dio e il Vangelo.

Anche se non me ne ero reso conto, mi ero recato in questa chiesa con la testa piena di informazioni vere sulla Bibbia e di sentimenti sinceri su come vivere una vita che piacesse a Gesù, eppure non sapevo davvero cosa fare con tutto questo, e di certo non riuscivo a dare un senso alla Bibbia; non sapevo come comprenderla, applicarla e collegarla a Gesù. Conoscevo tanti fatti specifici e sentivo tante convinzioni altrettanto precise, ma nessuno mi aveva mostrato come si conciliassero.

Col tempo, i sermoni del pastore Steve collegarono i punti e furono le mani che infilarono la spada dello Spirito nella mia mente e nel mio cuore. Hanno perforato la diga e, nel processo, quest’uomo comune e i suoi sermoni semplici hanno portato un cambiamento straordinario nella mia vita ordinaria.

La mia prima domenica in quella chiesa mi presentai chiedendomi se sarei mai ritornato; il tragitto era così lungo e l’atmosfera così così, ma la mia ultima domenica lì me ne andai chiedendomi se mai avrei trovato una chiesa simile.

 

Tradotto da Yuni Akermi

 

 

Tematiche: Comunione, Grazia, Predicazione

Alex Duke

Alex Duke

È il responsabile editoriale di 9Marks. Vive a Louisville, nel Kentucky, dove lavora inoltre presso la Third Avenue Baptist Church come responsabile del ministero giovanile e della formazione ecclesiologica.

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