Come essere genitori in questo tempo sospeso: emozioni, legami, gestione del tempo

Quando si parla di chiesa è importante non dimenticarsi dei bambini. Anche loro sono la chiesa, quella di oggi, non solo quella di domani. Bambini e ragazzi sono oggi poco presenti nel dibattito pubblico, eppure stanno pagando un prezzo altissimo in questa situazione. Da un giorno all’altro hanno lasciato scuola, amici, sport, giochi e corse all’aria aperta. Si stanno adattando alla nuova realtà e alle nuove richieste. Vivono di riflesso ansie, preoccupazioni e problemi dei genitori. Subiscono a volte dinamiche familiari faticose, disfunzionali, conflittuali. Come possiamo stare accanto ai nostri bambini in tutto questo?

 

Le emozioni

Le emozioni sono “naturali” e hanno una loro specifica funzione e utilità. Le abbiamo in dotazione fin dalla nascita, Dio le ha inserite nel nostro corredo.
Gesù ha provato ed espresso senza riserve le sue emozioni: gioia (per la risurrezione di Lazzaro), rabbia (per i mercanti nel tempio), tristezza (per le miserie di Gerusalemme), paura (mentre attendeva coloro che lo avrebbero arrestato e crocifisso), disgusto/disprezzo (per l’ipocrisia dei farisei), sorpresa (per la fede del centurione).

Gesù ha accolto le emozioni delle persone che ha incontrato.
Spesso davanti alle emozioni intense dei nostri bambini, istintivamente ci viene da scansarle, minimizzarle oppure trovare rapide soluzioni. Forse perché pensiamo erroneamente di proteggerli e aiutarli; forse perché ci sentiamo incapaci di gestire la situazione.
Facilmente rischiamo di cadere in alcune insidiose trappole, come quella della colpevolizzazione. “Se credi davvero in Gesù, non devi avere paura. Se hai paura è perché non credi abbastanza in Gesù”. Falso.
Quando i bambini sono sopraffatti da emozioni intense, la prima cosa da fare è entrare in sintonia con loro su un piano emotivo. Serve a poco dire a un bambino (e a un adulto?) spaventato che non deve avere paura, a un bambino preoccupato che non deve preoccuparsi. Possiamo invece ascoltarli, ripetere ciò che hanno detto sul loro stato d’animo, utilizzando la comunicazione non verbale (contatto fisico, espressioni del viso, abbracci). In questo modo i bambini si sentiranno compresi e sentiranno che ciò che vivono è importante per noi.
Solo dopo aver fatto questo, quando il bambino è maggiormente in controllo e ricettivo, possiamo reincanalare l’attenzione e le energie verso la ricerca razionale di una soluzione e verso gli insegnamenti, le verità e le promesse della Scrittura: Dio è onnipotente, Dio è buono, Dio ci ascolta, Dio ci protegge, tutte le cose cooperano al bene di coloro che amano Dio.
I bambini hanno bisogno di concretezza. Per questo può essere utile fare loro esempi concreti, ricordando storie della Bibbia lette insieme, o esperienze personali significative in cui hanno sperimentato l’intervento di Dio, situazioni brutte da cui è nato qualcosa di bello. Raccontare emozioni, incubi, situazioni “traumatiche”, può essere di grande aiuto. A seconda dell’età, si può proporre ai bambini anche di disegnarle o di scriverle. Emisfero destro e sinistro collaborano in questo intento e questa sinergia è alla base dell’integrazione e del benessere. Le neuroscienze ci stanno svelando il nostro complesso e meraviglioso funzionamento, che il Dio nostro Creatore ha progettato.

In questa logica di equilibrio tra le nostre diverse dimensioni, anche il movimento può essere efficace quando i bambini sono sopraffatti da emozioni intense.
Non esistono emozioni giuste o sbagliate. Esistono motivazioni giuste e sbagliate. Esistono comportamenti giusti e sbagliati. Accogliamo tutte le emozioni.

Correggiamo le motivazioni e i comportamenti sbagliati.

 

I legami

Ogni essere umano e ogni bambino ha un profondo bisogno di sentirsi amato incondizionatamente.
La prospettiva dei 5 linguaggi dell’amore proposta da Gary Chapman viene in aiuto a noi genitori nel suggerirci come esprimere amore ai nostri bambini:

  1. Contatto fisico: non risparmiamo abbracci, baci, coccole, gesti affettuosi.
  2. Doni: quando usciamo in “missione supermercato”, possiamo acquistare piccoli doni per i nostri bambini (le caramelle preferite, una matita speciale, stickers colorati), che faranno loro sentire che li abbiamo pensati.
  3. Momenti speciali: anche in questo tempo di quarantena possiamo ritagliarci degli spazi di esclusività, in cui dedicare tutta l’attenzione ai nostri bambini (se ci riusciamo, meglio ad uno alla volta), senza interruzioni e intrusioni (telefono, computer, ecc.), proponendo qualche attività piacevole o anche semplicemente “stando” insieme.
  4. Gesti di servizio: ogni genitore conosce quei piccoli gesti che fanno piacere e facilitano la vita ai propri bambini (preparare i vestiti al mattino, aiutarli a sistemare l’astuccio, mettersi a disposizione quando vogliono progettare e realizzare qualcosa).
  5. Parole di incoraggiamento: non solo il classico “ti voglio bene”, ma qualsiasi parola di apprezzamento e riconoscimento, ovviamente detta con genuinità. Inoltre, in questo momento più che mai, sta a noi genitori aiutare i bambini a coltivare e rafforzare, attraverso gli strumenti che abbiamo a disposizione, i legami per loro più significativi: con i nonni, gli insegnanti, i compagni di classe, i bambini della chiesa.

 

La gestione del tempo

All’inizio dell’emergenza Coronavirus dilagava tra genitori l’euforica sensazione di poter finalmente disporre di più tempo libero, di potersi fermare o quanto meno rallentare.
Ben presto ci siamo accorti che purtroppo non è così, per diversi motivi: è vero che c’è chi non lavora, ma c’è anche chi lavora più di prima; le incombenze in casa aumentano a causa della presenza costante; la scuola sollecita e richiede molto ai bambini, ma anche ai genitori che li devono affiancare; in famiglia, nucleare o allargata, possono esserci persone ammalate che hanno bisogno di assistenza, ecc.

Come mamma, mi sono ritrovata improvvisamente bombardata da decine e decine di proposte di attività per trascorrere le lunghe giornate in casa con i bambini.
Liberi o segregati, rischiamo di rimanere intrappolati negli stessi paradigmi, logiche e dinamiche di sempre, le cui premesse implicite sono le seguenti:

  1. Il tempo va riempito a tutti i costi, bisogna fare, “produrre”.
  2. Se ci avanza del tempo, abbiamo bisogno che altri ci dicano come impiegarlo.

I bambini sono “abitudinari”. Programmare le giornate, definendo routine e compiti specifici (con una ritrovata flessibilità) offre loro la sicurezza di cui hanno bisogno. Questo periodo può essere una buona occasione per rafforzare ritualità familiari positive già esistenti o nuove, che sono utili a scandire la quotidianità, a creare significato, attesa e desiderio in settimane e giornate “senza tempo”.

Chiediamo a Dio discernimento e saggezza per capire e decidere come impiegare al meglio questo tempo.
È ormai chiaro che se aspettiamo di aver tempo libero, rischiamo di dover attendere davvero a lungo… Per questo è necessario prendersi il tempo per le cose a cui teniamo, decidere di metterlo da parte.

Facciamo in modo che siano le nostre priorità a determinare le nostre attività.

 

Lettura e “formazione”

Un’attività che può forse trovare più facilmente spazio nelle nostre giornate in quarantena è la lettura. Le evidenze scientifiche ci mostrano come la lettura assieme ai bambini sia una delle attività più adatte a formare e nutrire la loro mente, a favorire lo sviluppo delle connessioni neuronali, fin dai primi mesi di vita. È dimostrato che la mente dei bambini si costruisce attraverso la relazione affettiva con le persone di riferimento. La lettura (assieme a gioco, massaggio, musica e attività nella natura) è annoverata dalla comunità scientifica tra le cosiddette “buone pratiche”, adatte cioè a favorire uno sviluppo ottimale del bambino da molteplici punti di vista: cognitivo, emozionale, affettivo e… perché no… spirituale.
Se ci pensiamo, sono attività alla portata di tutti e facilmente collegabili alla dimensione spirituale. Se parliamo di musica, perché non cantare assieme inni e canti cristiani? Tra le letture, ampio spazio possono trovare la Bibbia o altri libri cristiani, adatti all’età; possiamo leggere assieme a loro (i bambini più grandi possono leggere per la famiglia) e parlare di quello che abbiamo letto, cercando di collegarlo il più possibile alla quotidianità e ad esperienze di vita concrete.
L’emergenza Coronavirus ci offre una preziosa opportunità per dimostrare la fede nella pratica: cosa significa credere che Dio ha il controllo, fidarci e affidarci a Lui, non angustiarci, essere sottomessi alle autorità, portare i pesi gli uni degli altri, ecc.

 

Preghiera

Possiamo pregare per i nostri bambini. Da soli, insieme a nostro marito/nostra moglie, con altri genitori (esistono in molte città italiani gruppi di “Mamme in Preghiera”).
Possiamo pregare con i nostri bambini. Tutti insieme in famiglia. Con ciascuno di loro per bisogni e difficoltà particolari.

Possiamo pregare al posto dei nostri bambini. Quando loro non ce la fanno, possiamo prestare loro la nostra voce per rivolgerci a Dio; le nostre parole possono fare arrivare alle loro orecchie e ai loro cuori il nostro amore e l’amore di Dio.
E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i loro cuori e i loro pensieri in Cristo Gesù.

 

Tematiche: Famiglia, Figli, Genitori

Maddalena Franzoi

Maddalena Franzoi

 

Vive a Trento con il marito e i tre figli. Di formazione assistente sociale, lavora presso Punto Famiglie dell’Associazione A.M.A., spazio di incontro, confronto e sostegno alla persona e alle famiglie. E’ membro della Chiesa Evangelica di Trento e socia fondatrice dell’Associazione Altrimenti – Laboratorio Cristiano Contemporaneo, che promuove progetti in ambito sociale e culturale.

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