Cinque segni caratteristici di una chiesa che porta frutto

 

 

Seguo con un po’ di distacco i dibattiti pastorali e missiologici su “fedeltà contrapposta alla fruttuosità” e rimango perplesso.

Credo che la fedeltà di una chiesa alla missione di Dio sia essa stessa un successo, a prescindere dai “risultati”. Inoltre credo anche che una chiesa fedele possa essere una chiesa fruttuosa, ma quando qualcuno cerca di quantificare i frutti – decisioni, partecipazione, ecc… – vedo più pragmatismo e meno Bibbia.

 

Questo significa allora che non dovremmo dare valore ai risultati? No! Significa soltanto che dovremmo considerarli diversamente. Penso che quantificare la fruttuosità di una chiesa non sia semplice quanto lo sia invece il contare il numero di mani alzate durante un appello alla conversione o il numero di posti auto riempiti in un parcheggio.

 

Nel 1741, il grande Jonathan Edwards pubblicò per la prima volta l’oramai classico Segni caratteristici di un’opera dello Spirito di Dio. In quest’opera importante, Edwards analizzò e riassunse tutto ciò che aveva provato durante i Risvegli spirituali del suo tempo (meglio annotato in Narrazione di conversioni sorprendenti e Resoconto sul risveglio della religione a Northampton 1740-1742). In sostanza lui voleva conoscere questo: quali sono i segni di un autentico intervento di Dio in atto?

 

Il compito della chiesa non è avere successo, ma essere fedele! In altre parole, quali sono le prove vere della fruttuosità spirituale?

In modo interessante, Jonathan Edwards diede inizio alla sua lista di “segni caratteristici” con un elenco di cose che possono e non possono essere ricondotte a un autentico intervento di Dio. Si tratta di una raccolta particolare – che include episodi come le esperienze carismatiche, il risveglio delle emozioni e la predicazione appassionata sull’inferno – ed Edwards afferma che queste cose potrebbero essere buone in molti casi, ma da sole non provano l’intervento di Dio.

 

Un intervento di Dio può includere esperienze carismatiche, suscitare delle emozioni o altro, ma può anche non farlo, (egli inoltre elenca alcune cose negative – come errori e falsificazioni – che tuttavia, secondo lui, non smentiscono necessariamente l’opera di Dio, perché è probabile che un autentico intervento di Dio venga attivamente contrastato da Satana).

 

Credo che dovremmo applicare il solido ragionamento di Edwards al panorama ecclesiologico di oggi. Quali sono i segni del vero frutto spirituale? Come possiamo sapere che la crescita della nostra chiesa sia qualcosa che Dio sta benedicendo?

 

Ebbene, innanzitutto, diamo un’occhiata, come ha fatto Edwards, ad alcune cose che possono e non possono accompagnare un autentico intervento di Dio.

 

 

Segni neutri. Questi possono o non possono provare la fruttuosità di una chiesa

1. Un costante accumulo di decisioni o risposte durante gli inviti domenicali

Tutti abbiamo visto i pastori pubblicizzare il loro “bottino” settimanale sui social media. In questo modo, molte persone ascoltano il vangelo e rispondono con sincerità. Tuttavia questo tipo di strategia evangelistica è stata impiegata dagli evangelici negli ultimi 50 anni e in Occidente affrontiamo ancora una chiara mancanza di maturità cristiana con un costante calo del numero di credenti. Il numero di discepoli, in molte di queste chiese che contano le “mani alzate”, sembra raggiungere il livello massimo solo al momento del conteggio. Allora, c’è qualcosa che non torna.

 

Perfino Spurgeon ha commentato questa modalità, diventata routine anche ai suoi tempi. Quello che noi possiamo dire è questo: il fenomeno delle persone che accettano Cristo è sempre una cosa positiva, non importa in che tipo di chiesa si trovino, né in che modo abbiano ascoltato il vangelo e un semplice conteggio delle “decisioni” però non basta a dimostrare un’autentica fruttuosità, perché una decisione (autentica) rappresenta soltanto il principio di una vita fruttuosa.

 

2. Grande partecipazione

È stancante doverlo ripetere, ma gli evangelici adorano la grandezza, quindi dobbiamo continuare a dirlo: un gran numero di persone non è un segno di fedeltà! Esso è un altro segno neutro. Un gran numero di persone che vengono in chiesa può essere una cosa positiva. Non c’è niente di sbagliato in una chiesa numerosa! Ma nemmeno qualcosa di propriamente giusto.

 

Una delle più grandi chiese del Nord America è altresì una chiesa dove la crocifissione di Cristo non è un tema regolarmente predicato. Perfino i mormoni hanno grandi chiese. Ci basta guardarla da un punto di vista politico: un gran numero di persone che supporta qualcosa non significa che quel qualcosa sia giusto!

 

3. Esperienze emotive

Ecco che ci imbattiamo ancora in Edwards. Egli, giustamente, sostiene che una vera adorazione spesso coinvolge il livello emotivo dei credenti. D’altronde, sarebbe strano per gli esseri umani che professano un amore sincero verso Gesù non provare qualcosa di veramente profondo. Tuttavia in molte chiese, l’enfasi viene posta principalmente sull’esperienza emotiva. Questa è la ragione per cui pubblicizzano la loro musica come “emozionante”, “vibrante”, o l’immancabile “rilevante”.

Questi aggettivi comunicano che l’adorazione è per l’adoratore, che è un altro modo per dire che colui che loda sta semplicemente lodando se stesso. Insomma non è una cosa negativa emozionarsi in chiesa, ma non è propriamente un segno del fatto che la tua chiesa stia facendo la cosa giusta.

 

Pertanto abbiamo tre segni neutri, nessuno dei quali rappresenta un autentico indicatore di fruttuosità. Una chiesa che porta frutto può assistere a molte conversioni, a una crescita della partecipazione e a un intenso coinvolgimento emotivo – oppure può anche non farlo. A cosa dunque dobbiamo guardare come segni di una fruttuosità spirituale? Mi capita di pensare a come si prestino piuttosto bene a questo ruolo i “segni caratteristici di un’opera dello Spirito di Dio” di Edwards.

 

 

I segni caratteristici di una chiesa che porta frutto

1. Una crescente considerazione per Gesù Cristo

Come si può misurare questo? Come si può sapere se una chiesa è focalizzata sulla gloria di Gesù Cristo? Beh, penso che si possa cominciare dai mezzi di comunicazione più evidenti. Nella predicazione e nella lode, Gesù è il punto centrale? I sermoni fanno di Gesù una figura marginale, un valore aggiuntivo al momento dell’invito, un eroe che vale la pena di menzionare? Oppure promuovono la Sua opera come la sola speranza dell’umanità? I messaggi si concentrano con più attenzione sulla Legge o si dilettano maggiormente nel vangelo? Le persone ricevono una continua dose di 5 cose da fare o vanno via dal culto capendo che il messaggio principale del Cristianesimo sulla salvezza è un’opera già conclusa?

 

Per quanto riguarda la lode, la chiesa è maggiormente focalizzata sull’offrire un’esperienza o sull’adorare il Creatore? Le canzoni raccontano la storia del vangelo? Sono le persone le star dello spettacolo o lo è Gesù? La chiesa parla con vaghe generalizzazioni di speranza, pace, luce, ecc. tralasciando puntualmente che Gesù è l’incarnazione di queste virtù?

 

Le persone della chiesa, nel loro modo di parlare, esprimono un’eccellenza della persona di Gesù piuttosto che fare semplicemente del bene o sapere la giusta dottrina? I pastori e gli anziani mostrano una grande stima di Gesù? Appartengono essi realmente a Gesù? Se la chiesa non si assicura esplicitamente e costantemente che Gesù è il punto focale, allora non è assolutamente fruttuosa. Viceversa, se la chiesa si assicura esplicitamente e costantemente che Gesù è lo scopo centrale, allora è fruttuosa, dal momento che la continua adorazione di Gesù è un frutto diretto della nuova nascita.

 

2. Un chiaro spirito di ravvedimento

Innanzitutto, la chiesa sta predicando i pericoli e gli orrori del peccato? E poi, nella predicazione del vangelo, le persone stanno rispondendo alla condanna e alla consolazione dello Spirito con vero pentimento? Ammettono e confessano il loro peccato? C’è un’aria di umiltà in quel luogo o un’aria di spavalderia? I pastori vogliono prevaricare sugli altri fratelli, fanno i bulletti? Le persone sono narcisiste? È praticata in chiesa una disciplina appropriata, delicata ma diretta? C’è uno spirito di pettegolezzo o di trasparenza? I progetti della chiesa ruotano attorno alla produzione di valori o su una sincera intimità con il Signore?

 

Le persone si sono pentite davvero? Questo è un segno autentico di fruttuosità.

 

3. Una tenace meditazione quotidiana sulla parola di Dio

Molte chiese dicono di basarsi sulla Bibbia, il che secondo loro vuol dire che citeranno qualche versetto biblico durante la predicazione. Oppure basta dare un’occhiata alle attività offerte dai loro sottogruppi per notare che la maggior parte di esse sono strutturate in base a interessi particolari, passatempi o ciò che emerge da statistiche demografiche. In realtà le chiese che portano frutto amano la parola di Dio. Predicano attraverso di essa come se questo fornisse loro l’ossigeno per respirare, studiano con determinazione e impegno, credono che la parola di Dio sia sufficiente, potente e autorevole e di domenica le persone portano la loro Bibbia!

 

Edwards dice che il segno di un autentico intervento di Dio è un’alta considerazione per le Scritture. Temo che questo segno sia piuttosto carente in troppe chiese evangeliche che, a dire il vero, usano la Bibbia senza tuttavia considerarla con un vero rispetto.

4. Un interesse per la teologia e la dottrina

Sì, la conoscenza separata dalla grazia semplicemente insuperbisce, ma questo non significa che la conoscenza debba essere trascurata. Edwards sostiene che il popolo di Dio amerà le cose di Dio, cercherà le Sue vie seguendo i sentieri della dottrina biblica dritto verso il Trono. Al giorno d’oggi è comune vedere la questione “emozione/esperienza” in contrasto con “dottrina/teologia” e quindi è abbastanza frequente vedere le chiese dedicarsi a una piuttosto che a un’altra.

Ma così come una chiesa che si dedica unicamente alla conoscenza non può essere fruttuosa, allo stesso modo non può esserlo una chiesa tutta sentimenti e nessuna conoscenza. Alcuni pastori addirittura si prendono gioco della teologia e deridono lo studio della Bibbia, ma la chiesa non ha resistito per 2000 anni grazie ai “sentimenti spirituali”.

 

Il Signore stesso afferma che i veri credenti lodano in spirito e verità. Non possiamo buttare via la verità per far prevalere lo “spirito”. E infatti, come dice Edwards, il lavoro del vero Spirito “opera come uno spirito di verità, conducendo le persone alla verità, convincendole di quelle cose che sono vere”.

 

5. Un amore palese per Dio e per il prossimo

Proprio così! La vera fruttuosità è testimoniata soprattutto in obbedienza ai comandamenti di Dio, il più importante dei quali è amare Dio e amare il prossimo come sé stessi. Se una chiesa sembra esistere soltanto per il bene della propria sopravvivenza, soltanto per il bene della propria impresa, soltanto per il bene delle proprie esperienze interne, non importa quanto grande possa diventare, probabilmente non sarà fruttuosa, ma piuttosto gonfia.

 

Le chiese fruttuose potrebbero, o meno, assistere a continue conversioni, ma la loro caratteristica sarà quella comunque di possedere un cuore costantemente rivolto all’esterno, al servizio e alla compassione per il mondo che sta fuori.

 

Misurare lo Spirito

Ovviamente, queste cinque cose sono più difficili da quantificare rispetto a un semplice conteggio delle mani e dei posti auto nel parcheggio. Penso che sia per questa ragione che noi tendiamo (pigramente?) ad associare il numero conversioni e di posti auto alla capacità di una chiesa di portare frutto. Tuttavia voglio fare una provocazione e affermare che una chiesa può essere spiritualmente fruttuosa senza assistere a molte o frequenti conversioni, senza straripare di grandi presenze, senza creare “esperienze di lode” che stimolino le emozioni e la fantasia delle persone. Considerare questi elementi può essere positivo se fatto dalla giusta dimensione, tuttavia essi non sono indicatori di un autentico frutto.

 

Sì, la chiesa primitiva contava. Va assolutamente bene contare, ma nelle pagine del Nuovo Testamento non avvertiamo il tipo di enfasi che oggi viene posta su un gran numero di presenze e la reazione che ne consegue. Noi vediamo fedeltà. A volte vediamo il frutto (“nella sua stagione”), a volte no (“fuori stagione”). Il compito infatti della chiesa non è avere successo, ma essere fedele! In altre parole, se non riesci a vedere molto frutto evangelistico, fa’ attenzione che ciò non sia dovuto al fatto di essere evangelisticamente disubbidiente!

 

Qui ci sono alcune domande indicative per aiutarci ad andare più a fondo nelle nostre misurazioni della chiesa. Le ho tratte dal mio libro La Chiesa Prodiga (trad. lett.):

  1. Quelli che sono stati battezzati continuano a camminare nella fede un anno dopo? Due anni dopo? Tre anni dopo?
  2. Quanti dei nostri membri sono stati preparati per formare nuovi discepoli?
  3. Quale percentuale, di quelli che partecipano il fine settimana è coinvolta nei ministeri?
  4. Quanti dei nostri membri saprebbero argomentare il messaggio biblico?
  5. Qual è la reputazione della nostra chiesa nel quartiere?
  6. I nostri membri continuano a studiare dimostrando una crescente comprensione della teologia e del loro cammino in Cristo?

 

In Galati 5, Paolo mette a confronto una lista di comportamenti sbagliati e una lista delle buone qualità: il frutto dello Spirito. Questi sono molto più difficili da misurare rispetto a un elenco di buone azioni, ma rappresentano il migliore indicatore della crescita spirituale.

 

Una cosa che continuiamo a vedere nelle Scritture è come il carattere, la propensione, le qualità e l’essere, vengano costantemente più enfatizzati del comportamento, della posizione, delle quantità e del fare. I primi infatti, sono molto più difficile da misurare.

 

E anche lo Spirito Santo non è così facilmente misurabile.

 

 

(Traduzione a cura di Gianluigi Gemma)

Tematiche: Chiesa, Teologia, Vita Cristiana

Jared C. Wilson

Jared C. Wilson

 

Direttore del Content Strategy per il Midwestern Seminary, managing editor di For The Church, e autore di più di dieci libri tra cui Gospel Wakefulness, The Pastor’s Justification, and The Prodigal Church.

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