Cinque domande sui diaconi
D: Qual è la responsabilità diaconale più trascurata?
R: Essere una specie di “ammortizzatore”.
In Atti 6, i sette diaconi scelti non furono impiegati solo per risolvere un cavillo culinario. Il cibo da distribuire era il problema che doveva essere risolto, certo, ma non era il vero dilemma. Il problema più profondo era invece l’improvvisa minaccia all’unità della chiesa.
Gli apostoli si trovarono di fronte a una linea di faglia naturale che minacciava di rompere l’unità per la quale Cristo era morto. In realtà, il Vangelo insiste che la nostra unità in Cristo sostituisce tutte le differenze che il mondo crea. Quindi, non sbagliamoci: gli apostoli non delegarono il problema ad altri perché non era importante, ma proprio perché lo era. Avrebbero potuto imporre una soluzione rapida e superficiale e andare avanti, invece, loro gettarono le basi per una soluzione continuativa e per un ufficio ecclesiastico permanente.
Considerato il problema alla radice sulla rottura dell’unità che affrontarono i sette diaconi, possiamo concludere che questo compito dovrebbe essere affidato a persone che smorzano le onde d’urto e che le fanno riverberare ulteriormente.
Le persone litigiose saranno dei diaconi disastrosi perché non fanno che aggravare quele criticità che i diaconi dovrebbero alleviare.
I migliori diaconi, invece, sono molto più che manager d’affari o dei tuttofare: sono persone ben funzionanti spiritualmente, con “radar per prevenire i conflitti”. Amano le soluzioni più del dramma e si azionano per dare risposte in modi creativamente costruttivi, per promuovere l’armonia di tutta la chiesa.
D: I diaconi sono “paralleli” agli anziani?
R: No. L’ufficio di diacono “riferisce” a quello di anziano.
In 1 Timoteo 3, non dimenticate che Paolo rivolge la sua attenzione ai diaconi (1 Tim. 3:8-12) dopo aver parlato degli anziani (1 Tim. 3:1-7). È come se non volesse farci prendere fiato per non perdere la connessione inseparabile – persino l’ordine logico – tra i due uffici.
La struttura del brano suggerisce che i diaconi sono sia pari sia subordinati agli anziani che loro stessi supportano. Questa relazione è anche implicita nell’altro testo in cui sono menzionati i diaconi (plurale):
Paolo e Timoteo, servi di Gesù Cristo, a tutti i santi in Cristo Gesù che sono a Filippi, con i vescovi e i diaconi.
(Fil. 1:1)
Lo scopo dei diaconi è inseparabilmente legato alle priorità degli anziani.
A proposito, questo è il motivo per cui è fuorviante quando i diaconi agiscono come un blocco di potere separato o una seconda camera della legislatura attraverso la quale devono essere approvate le leggi. Mark Dever offre un’utile illustrazione in merito.
“Se gli anziani dicono: “Andiamo a Roma”, non spetta ai diaconi replicare e dire: “No, andiamo invece a Firenze”. Possono legittimamente dire: “Il motore dell’automobile non ci porterà fino a Roma. Forse dovremmo ripensarci”. Questo è molto utile. Quindi, in generale, il loro lavoro è quello di sostenere la destinazione stabilita dagli anziani.
Gli anziani di chiesa non sono di certo infallibili, tutt’altro. Tuttavia, nella misura in cui guardiamo alla Bibbia come nostra guida per il governo della chiesa, i diaconi non sono mai presentati come accompagnatori degli anziani che impongono un potenziale “controllo” sulle loro decisione. In una chiesa sana, i diaconi pieni di Spirito eseguono la visione e la supervisione degli anziani spirituali, e non il contrario.
D: Oltre alla santità, cosa rende un diacono fedele?
R: Il lavoro dei diaconi nel corso dei secoli si è concentrato principalmente sui bisogni tangibili, in particolare sulla cura dei poveri e dei vulnerabili. In effetti, il loro lavoro non dovrebbe mai essere inferiore a tale ministero di misericordia. Il principio più ampio del ruolo del diacono, tuttavia, comprende tutto ciò che nella vita di una chiesa minaccia di distrarre e far deragliare gli anziani dalle loro responsabilità primarie.
Un diacono dovrebbe essere abile nell’individuare i bisogni pratici e poi prendere l’iniziativa per risolverli in modo efficiente. Tuttavia i diaconi migliori non si limitano a rispondere ai problemi presenti, ma devono anticipare anche quelli futuri. Essi amano trovare soluzioni creative a tutto ciò che potrebbe potenzialmente ostacolare il lavoro degli anziani e la crescita della Parola.
I diaconi biblici, quindi, sono come i “mediani nel calcio” di una congregazione il cui compito è quello di proteggere la difesa. Raramente ricevono attenzione, tanto meno i meriti, ma il loro lavoro è assolutamente indispensabile sia per proteggere sia per far progredire il ministero della Parola. Senza diaconi efficaci, gli anziani soffriranno sempre a causa di tante distrazioni incessanti e verranno quotidianamente assorbiti da un’ondata di richieste pratiche.
Quindi, caro pastore, quando guardi ai futuri diaconi, cerca santi uomini e donne spirituali che vedono e soddisfano i bisogni con discrezione (non hanno bisogno o vogliono meriti), a proprie spese (si sacrificano) e senza essere interpellati (loro prendono l’iniziativa per risolvere i problemi).
I segnali di pericolo in un candidato diacono, quindi, includeranno non solo una tendenza a essere litigioso, ma anche una tendenza a essere disorganizzato o inaffidabile. Qualcuno che si assenta regolarmente, o non risponde mai alle e-mail, o ha sempre bisogno che gli si dica cosa fare, non è ancora adatto a questo ruolo. Un diacono deve essere affidabile, non deve ambire all’autorità né aver bisogno di essere coccolato.
Mostratemi una chiesa con pastori sbadati e una missione alla deriva, e io vi mostrerò anche che in quella chiesa ci sono diaconi inefficaci.
D: Cosa hanno a che fare i diaconi con la missione della chiesa?
R: Molte discussioni negli ultimi anni si sono concentrate sul ruolo dell'”azione sociale” nella chiesa. La missione della chiesa è quella di predicare il Vangelo, prendersi cura dei poveri, una combinazione delle due cose o qualcosa di completamente diverso? Queste sono discussioni importanti e si basano su importanti distinzioni – per esempio, se per “chiesa” intendiamo l’istituzione o gli individui.
A mio parere, però, molta confusione sarebbe mitigata se si prestasse maggiore attenzione a una caratteristica secolare del ministero diaconale. Le Scritture sono chiare sul fatto che la missione centrale della chiesa non è quella di curare la povertà globale, ma di predicare la grazia evangelica; non è quella di trasformare il mondo, ma di fare discepoli annunciando Colui che lo ha fatto (Matt. 28:18-20). Questo non suggerisce affatto che il lavoro di una chiesa sia esclusivamente “spirituale”. Tutto questo articolo parla di un ufficio formale che Dio ha stabilito nella Sua chiesa per dare un aiuto pratico a coloro che ne hanno più bisogno. Di nuovo voglio insistere che il lavoro diaconale è più del ministero di misericordia, ma non è neppure meno.
A volte percepisco un’ironica somiglianza tra le chiese che vogliono “solo predicare il Vangelo” e quelle che vogliono “trasformare la cultura”. L’una tende a opporsi al ministero sociale in favore della proclamazione del Vangelo, l’altra tende a sostenere il ministero sociale invece della proclamazione del Vangelo. Eppure entrambi sono suscettibili di una visione impoverita del diaconato.
Nelle chiese che “predicano solo il Vangelo”, il ministero diaconale di misericordia può essere visto come poco importante; nelle chiese pensano di “trasformare la cultura”, il ministero diaconale di misericordia può essere visto come superfluo e non necessario perché è ciò che la congregazione compie già. Per le prime, la missione della chiesa riesce a sminuire questo ruolo diaconale mentre per le seconde, questa chiamata dei diaconi diventa la missione della chiesa.
Quindi è cruciale, in chiese sane impegnate a predicare Cristo e a fare discepoli, non sminuire mai il diaconato, l’ufficio “sociale” di Dio per catalizzare la missione spirituale. Sì, è vero che il Vangelo non si sarebbe mai diffuso in Atti 6 se gli apostoli avessero trascurato la loro chiamata principale di predicare e pregare. Tuttavia è anche vero che il Vangelo probabilmente non si sarebbe diffuso se i sette diaconi non si fossero mossi a soddisfare i bisogni delle vedove.
Forse le conversazioni odierne sulla missione della chiesa, molto intense, andrebbero avanti se avessimo alcune di queste categorie ecclesiali storiche più saldamente al loro posto. Come abbiamo visto, un ministero olistico che sposi queste preoccupazioni – proclamazione e dimostrazione del Vangelo – non è l’ultima moda, ma è un processo costante nella storia della Chiesa. Il ministero dell’azione (diaconale) ha sempre servito il ministero della Parola (pastorale). Ciò che Dio ha unito, nessuna chiesa lo separi.
D: Qual è l’unica cosa che le Scritture promettono ai diaconi fedeli?
R: Dopo aver delineato le qualifiche per i diaconi in 1 Timoteo 3:8-12, Paolo fa un’ultima osservazione. Egli sa che la diaconia non è per credenti deboli di cuore. Gran parte di questo servizio è quello che si dice un “lavoro ingrato”: cioè un lavoro di fatica, non un lavoro da palcoscenico. Allora, cosa farà andare avanti un diacono tra la stanchezza e lo scoraggiamento? Una promessa ben precisa:
“Coloro infatti che hanno svolto bene il servizio si acquistano una buona reputazione e grande franchezza nella fede in Cristo Gesù.”
(1 Tim. 3:13)
Un diacono fedele riceverà due doni in misura crescente: rispetto e audacia. Il primo viene orizzontalmente dalla propria chiesa, l’altro scende verticalmente da Dio stesso. Data la forma “discendente” del lavoro diaconale, questa promessa di rispetto è particolarmente bella, non è vero? Anche se la chiamata al servizio diaconale non è assolutamente affascinante, la ricompensa sarà gloriosa.
Nel frattempo, l’imperativo di Paolo in Galati 6:9 vale per ogni diacono: “Non ci scoraggiamo di fare il bene; perché, se non ci stanchiamo, mieteremo a suo tempo”.
Allora, i diaconi della tua chiesa si sentono rispettati? Sanno quanto apprezzi il loro servizio? Prenditi un momento per incoraggiare un diacono della tua chiesa. Fai loro una telefonata. Fai a loro un regalo. Offriti di fare da babysitter ai loro figli. Invia loro una bella email. Fai qualcosa per mettere del vento nelle loro vele:” Uno prova gioia quando risponde bene; è buona la parola detta a suo tempo!” (Prov. 15:23; cfr. 25:11; 16:24).
Tali incoraggiamenti sono per il bene del gregge e per la gloria di Dio.
Tematiche: Diaconato
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