Chiamati a esaltare la vita: il sesto comandamento

 

Questo articolo è parte di una serie sui Dieci Comandamenti. La Parola di Dio ci rivela le leggi che egli richiede per vivere nel mondo, così come sono state da lui stabilite. Solo vivendo secondo questa legge possiamo prosperare e godere del proposito per cui siamo stati creati: glorificare Dio e godere di una relazione con lui. Questa serie esplora come i cristiani, la cui identità è in Cristo e la cui eredità è riposta nell’eternità, dovrebbero vivere concretamente i Dieci Comandamenti.

 

Non uccidere” – Esodo 20:13

 

I Dieci Comandamenti sono stati a lungo simbolo di giustizia e rettitudine morale: incisi su statue fuori dai tribunali; indossati come gioielli. Sono stati commercializzati da Hollywood con il film di Charlton Heston del 1956 o annacquati da personaggi pubblici come Ted Turner che li chiama “I dieci suggerimenti”. Anche se la cultura potrebbe non sapere cosa fare con i Dieci Comandamenti, le Scritture chiariscono che essi sono la legge di Dio con ciò che dobbiamo fare o non fare nel nostro modo di vivere (Rom. 13:8-10). Quando parliamo del valore della vita umana, il Sesto Comandamento è quello che cattura la nostra attenzione.

In senso proibitivo, questo comandamento ci protegge dalla soppressione ingiusta della vita. Anche in ciò che è proibito, però, vediamo che la portata del comandamento è molto più ampia di quanto potremmo supporre a prima vista. Gli ebrei del Nuovo Testamento avevano una visione minimalista di questo comandamento: se non uccidi nessuno, lo hai rispettato! Gesù dice che chiunque cova rabbia nel cuore ha commesso un omicidio (Mat. 5:21-24). Chiaramente, c’è di più in questo comandamento di quanto siamo disposti ad ammettere.

Il Catechismo di Westminster afferma che questo comandamento proibisce anche “di trascurare o di sottrarre i mezzi leciti e necessari per la conservazione della vita” (Mat. 25:42-43; Giac. 2:15-16). Per esempio, violiamo il Sesto Comandamento se neghiamo ad altri quei beni che potrebbero favorirne il benessere.

Visto in chiave attiva, questo comando non parla solo di frenare il male contro il nostro prossimo, ma di promuovere attivamente il suo benessere. Il puritano Thomas Watson scrive: “Questo comandamento implica che dovremmo essere così lontani dal fare del male agli altri, che dovremmo fare tutto il possibile per preservare la loro vita”. Tale affermazione ci consente di comprendere adeguatamente il nostro dovere nel mostrare rispetto e dignità a tutte le persone, di tutte le età e in tutte le circostanze.

Ciò si manifesta in vari modi nelle società in cui viviamo. Spesso nelle conversazioni sull’aborto entrambe le parti si accusano a vicenda di avere una posizione troppo ristretta. Da un lato la preoccupazione riguarda soprattutto la vita del bambino prima della nascita. L’altra parte dà priorità alla vita della madre e della famiglia, o alla vita del bambino dopo la nascita: il tipo di assistenza sanitaria, istruzione, ambiente domestico e così via, che probabilmente avrà. Una solida comprensione del sesto comandamento mostra la validità delle premure di entrambe le posizioni. Dobbiamo proteggere il benessere sia dei nati sia di quelli non ancora nati. Anche se possiamo condividere opinioni divergenti su come farlo al meglio, dovremmo concordare sul fatto che proteggere la vita prima e dopo la nascita è scritturale. Fa parte dell’amare il prossimo come noi stessi.

Questo comandamento non solo concerne l’aspetto esteriore e visibile, le nostre azioni e i nostri atteggiamenti, ma mette una lente d’ingrandimento sui nostri cuori. Dovremmo riempirci di pensieri caritatevoli, di amore, compassione, mitezza, dolcezza, benevolenza verso tutti. Gesù non comanda solo l’assenza di odio. Dice che l’amore per il nostro prossimo deve modellare i nostri pensieri e le nostre motivazioni.

Cercando di essere obbedienti a questo comandamento e a tutta la Parola di Dio, ci viene ricordato quanto e quanto spesso non raggiungiamo gli standard di Dio (Rom. 3:23). In Cristo Gesù, invece, troviamo colui che fu perfettamente obbediente in ogni cosa, colui che amò perfettamente sia Dio sia il prossimo in ogni punto, con tutte le sue abilità. In lui vediamo Colui che non ha tolto la vita, ma l’ha data perché molti vivessero attraverso di Lui (Mr. 10:45, 1 Gv. 4:9-10).

 

 

Tematiche: Antico Testamento, Battaglia spirituale, Peccato, Vita Cristiana

Arie Van Weelden

Arie Van Weelden

Appassionato di libri, sport e cinema del Wisconsin, frequenta il terzo anno di Teologia a Westminster e serve come stagista pastorale in una chiesa locale. Lui e sua moglie amano l’osservazione di uccelli e le gite in spiaggia. Quando non legge teologia, il suo impegno è interamente rivolto a essere il miglior zio al mondo.

Mary Van Weelden

Mary Van Weelden

È una scrittrice e giornalista. Ha un doppio master in studi biblici e teologici presso il Westminster Seminary in California. Lei e suo marito sono sempre in cerca di nuovi locali dove mangiare ottimi tacos a Denver, in Colorado. Puoi parlare con lei di teologia pratica su Twitter all’indirizzo @agirlnamedmary.

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