Cantare a Sua immagine
[…] Siccome Dio è un creatore che si compiace nella bellezza, ne consegue che anche noi, creature fatte a sua immagine (Gen. 1:26-28), faremo lo stesso. Quello che Dio ha creato è bello oltre a essere funzionale: “E l’Eterno Dio fece spuntare dal suolo ogni sorta di alberi piacevoli a vedersi e i cui frutti erano buoni da mangiare” (Gen. 2:9a).
Siamo stati creati per apprezzare la bellezza e godere della creatività. Non c’è bisogno d’andare al museo dell’arte per capire questo, basta una cena romantica con il proprio coniuge e il cibo non deve essere solo accettabile, ma dev’essere irresistibile agli occhi e al palato. Allo stesso modo, non basta un tetto sopra la testa per ripararsi dalla pioggia, ma ci vuole un posto bello e importante di cui poter conservare il ricordo.
Possiamo distinguere facilmente quando un’orchestra si sta solo accordando e quando sta suonando un brano perché, improvvisamente, c’è un senso di “correttezza” nel modo in cui le note sono collocate insieme. Conosciamo tutti quel momento in cui alziamo le mani e il capo per cantare un bel cantico con tutto noi stessi e la sensazione di perdere interesse per uno che riteniamo mediocre. Per questo, un compositore deve sforzarsi giorno dopo giorno, mese dopo mese (o anno dopo anno) per poter scrivere quella melodia che risulti nuova, accattivante e che possa toccare l’anima di qualcuno.
Siamo stati creati per beneficiare della bellezza nella creatività.
Ti sei mai chiesto perché cantiamo l’inno nazionale invece che recitarne i versi o perché, come bambini, impariamo l’alfabeto con le canzoncine invece che usare suoni monotoni parlati?
La ragione è perché Dio ci ha fatti in modo che i nostri sensi e la nostra memoria siano fortemente catturati dalla musica. Le canzoni hanno il potere di evocare un ricordo, di trasportarci indietro nel tempo o nello spazio. Il nostro senso d’immaginazione è un altro aspetto della dignità data da Dio a noi come esseri umani. Non dovrebbe essere minimizzato, ma accolto e coltivato specialmente dalle espressioni artistiche di ogni chiesa locale. Le arti riescono ad arrivare alle parti più profonde della nostra anima, cosa che altre discipline non riescono a fare. Questo è in parte il motivo per cui facciamo dibattiti accesi su quello che ci piace nella musica di chiesa e perché ci commuove così profondamente. Siamo stati creati come estimatori della bellezza ed essa ci sta a cuore.
Siamo anche stati creati affinché ci piaccia creare.
J.R.R. Tolkien scrisse che “non siamo semplicemente stati creati, ma siamo stati creati a immagine e somiglianza del Creatore”.
Dimostriamo il nostro spirito creativo ispirato da Dio quando facciamo musica non solo nelle canzoni stesse, ma nei diversi modi in cui arrangiamo ed esprimiamo le canzoni insieme. Sia che si tratti di una lode esuberante guidata dal African Children’s Choir (lett. Il coro dei bambini africani), sia della bellezza incontaminata di una corale risonante in una cattedrale antica o degli accenti misti delle chiese urbane internazionali, cerchiamo di creare bellezza perché è così che siamo stati creati. Inoltre, mentre creiamo comunichiamo proprio come fa Dio nella sua creazione:
I cieli raccontano la gloria di Dio e il firmamento dichiara l’opera delle sue mani.
Un giorno proferisce parole all’altro, e una notte rivela conoscenza all’altra. (Sl. 19:1-2)
Nel nostro canto collettivo risuona il messaggio che l’autore divino ha scritto al mondo: le melodie sono importanti e le parole sono importanti. Le nostre canzoni ci dicono sempre qualcosa. Siamo stati creati per usare il linguaggio, per riflettere e meditare sulle sue parole, per ricordarci la sua voce. Quando cantiamo insieme facciamo breccia nel grigiore relativistico della nostra cultura attraverso melodie e parole piene di verità strepitose.
Ugualmente meraviglioso è il fatto che siamo stati creati non solo per scrivere canzoni su Dio, ma a Dio. È una cosa incredibile che a noi creature sia stato dato un modo per comunicare con colui che ci ha fatti. Cantiamo sapendo che le orecchie del Signore stanno ascoltando mentre eleviamo le nostre voci a lui con note e parole razionali, sincere e piene di gioia. Il nostro canto non è come una preghiera, è una preghiera. Il grande padre del VI secolo, Agostino, è rinomato per aver detto che chi canta prega due volte. Mentre cantiamo a Dio e su Dio insieme al suo popolo, rispecchiamo questa verità: siamo stati creati per la comunione, sia con Dio sia con gli altri. Essere soli non è mai stato un bene per l’uomo e cantare insieme comporta ed esprime che siamo una famiglia.
Quando cantiamo mostriamo la comunità che rispecchia il proprio Creatore, il Dio trino. Quando la sua chiesa canta insieme, come una catena umana di voci in una stanza, nelle chiese in tutto il mondo o attraverso la storia, stiamo godendo di quello per cui siamo stati creati: usare le nostre voci per lodare colui che ci ha dato queste voci. Così facendo esprimiamo l’unità e ci ricordiamo che siamo interdipendenti.
Cantare con il creato
Il creato canta il cantico del Padre. Quando cantiamo come popolo di Dio ci allineiamo con il resto della creazione: Creati per… cantare!
Mandate grida di gioia all’Eterno, o abitanti di tutta la terra; prorompete in canti di gioia, rallegratevi e cantate lodi. Cantate lodi all’Eterno con la cetra, con la cetra e con la voce del canto. Mandate grida di gioia con le trombe e il suono del corno davanti all’Eterno, il Re. Rumoreggi il mare e tutto ciò che è in esso, il mondo e i suoi abitanti. I fiumi battano le mani e i monti esultino insieme di gioia davanti all’Eterno, poiché egli viene a giudicare la terra; egli giudicherà il mondo con giustizia e i popoli con equità. (Sl. 98:4-9)
“Qual è lo scopo principale della vita umana?”, viene chiesto nel Catechismo Minore di Westminster. La risposta è: “Dare gloria a Dio e godere per sempre della sua presenza”. Lodare Dio è il desiderio originale impresso in ogni fibra della nostra umanità e in ogni aspetto del nostro mondo. Quando cantiamo le sue lodi, ci uniamo al canto dell’universo. Riflettici, non è incredibile tutto ciò?
Nel libro di C. S. Lewis, Il nipote del mago, il grande leone Aslan crea Narnia cantando. Il carattere e il timbro della canzone si vedono nelle forme e nei colori di tutto ciò che sorge dal nulla. Lewis si compiace nel dire che la canzone non avrebbe potuto essere separata dal Cantante e quando gli occhi lo intravedevano, Egli abbagliava tutto.
Siamo creati per cantare perché ci riconduce al grande cantante, Creatore dei cieli e della terra.
Paul Tripp scrive: “Dio è il musicista per eccellenza, la sua musica trasforma la tua vita. La melodia della redenzione rinnova il tuo cuore e ristora la tua vita.
Le sue canzoni di perdono, grazia, riconciliazione, verità, speranza, sovranità e amore ti restituiscono la tua umanità e ripristinano la tua identità”.
Il nostro canto dovrebbe suonare come il Suo, assomigliare a Lui e condurre i nostri cuori a Lui. Quando il salmista canta: “Io alzo gli occhi ai monti: da dove mi verrà l’aiuto?” (Sl. 121:1), il suo aiuto non viene da quei monti, ma da colui che li ha fatti. Non dobbiamo adorare l’arte del canto, dobbiamo adorare Lui.
Non dobbiamo cantare perché ci piace farlo o stare zitti perché non ci piace cantare. Dobbiamo cantare perché amiamo Colui che ci ha creati, che ci ha formati e che ci ha dato l’abilità di farlo:
Cantiamo a Lui, la cui saggezza formò l’orecchio, facciamo sentire a Lui, che ci donò le voci, i nostri canti; gioiamo in Dio, la fonte di letizia, che ama l’armonia del Cielo e della Terra; i nostri modesti sonetti ripetano la lode, che è la musica dell’Universo. E mentre cantiamo, consacriamo la nostra arte e ogni lingua offra il cuore. (Nathaniel Ingelo, 1688)
Questo articolo è tratto dal libro Canta! di Keith e Kristyn Getty pubblicato da Coram Deo.
Tematiche: Adorazione, Cantare, I nostri libri, Lode, Musica
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