Benedetta e preparata per essere la sposa di Gesù
Il mio primo appuntamento con David Guthrie fu la sera di Capodanno. E quando se ne andò alle 3 del mattino di quel primo giorno del 1986, mi addormentai beatamente. Sapevo di avere trovato quello giusto. Quando, poco più di un mese dopo arrivò di San Valentino, non mi piaceva la’dea che rinnovasse l’affitto del suo appartamento, perché desideravo che che potesse trovare un posto con me.
A giugno, mi portò a cena fuori e inventó una specie di scusa per passare dal suo appartamento. Sulla porta c’era un cartello disegnato a mano con scritto “Chez Dave” (in francese “a casa di Dave”) e mi disse che avremmo cenato insieme. Mi regalò una rosa (che conservo ancora pressata in un libro) e un biglietto con scritte le parole del Salmo 34:3: “Glorificate il Signore con me, esaltiamo insieme il suo nome”. E la parte “insieme” era sottolineata. Ho detto di sì.
Il giorno dopo andammo in una gioielleria di Waco, in Texas, e comprammo un anello. La domenica lo indossai in chiesa. Ricordo che ero seduta vicino al coro ad ammirare il suo scintillio sotto le luci. Poi il giorno dopo ci demmo da fare per prepararci al matrimonio. C’erano così tante cose da fare: scegliere la data, spedire gli inviti, comprare il vestito, organizzare il ricevimento: io amavo tutto questo perché amavo lui. Non vedevo l’ora, non solo per la festa, ma anche per il matrimonio.
Se conoscete una coppia di fidanzati che si sta preparando al matrimonio, sapete quanto i futuri sposi siano impegnati, quanto siano concentrati sui preparativi, quanto siano felici in attesa di quel giorno e della vita insieme che verrà dopo quel giorno.
In realtà, se siete in Cristo, siete la fidanzata che si stia preparando al matrimonio. Forse non avete mai pensato a voi stessi e al vostro rapporto con Cristo in questo modo. Ma è chiaro che la Bibbia intende vederla in questo modo. Fin dall’inizio della Bibbia, Dio parla del rapporto con il suo popolo in termini di matrimonio. Fin dal principio nell’Eden, quando Dio presentò una sposa Eva, a suo figlio Adamo anche se tutto andò terribilmente storto, Dio si è messo all’opera per presentare una sposa a suo Figlio Gesù. È un fidanzamento molto lungo, ma il giorno delle nozze sta per arrivare. Alla luce di questo imminente giorno delle nozze, le domande che dobbiamo porci sono le seguenti: Ci stiamo preparando? Stiamo rimanendo fedeli al nostro Sposo mentre aspettiamo che venga a prenderci?
Apocalisse 17:1-19:10 può sembrare a prima vista che non abbia nulla a che fare con questo matrimonio. Ma l’Apocalisse nel suo complesso è una chiamata alla paziente perseveranza nell’attesa che il nostro Re, l’Agnello, il nostro Sposo, venga. E in questa paziente attesa è compresa la fedeltà. L’attesa richiederà di rifiutare le avances di qualsiasi altro amante che cerchi di sedurci. Apocalisse da 17 a 19 ci mostra cosa dobbiamo fare per essere pronti come una sposa per il nostro Sposo. Prima cosa: non possiamo lasciarci sedurre da un amore che non durerà.
In Apocalisse 17, ci viene presentata una seduttrice che ha tutte le intenzioni di conquistarci per sé. Non vuole che aspettiamo il nostro santo Sposo. È ritratta come seducente ed eccitante, appare ricca e promette un piacere disinibito, ma questo è solo ciò che appare da una prospettiva terrena e umana. Nell’Apocalisse, la realtà ci viene mostrata dalla prospettiva del cielo, dal punto di vista che rivela tutte le cose come sono veramente e lei non è ciò che sembra.
“Allora uno dei sette angeli con le sette coppe venne e mi disse: “Vieni, ti mostrerò il giudizio della grande prostituta che è seduta su molte acque, con la quale i re della terra hanno commesso immoralità sessuale e del cui vino si sono ubriacati gli abitanti della terra…” E sulla sua fronte era scritto un nome misterioso: “Babilonia la grande, madre delle prostitute e delle abominazioni della terra”. E vidi la donna, ubriaca del sangue dei santi, del sangue dei martiri di Gesù” (Apocalisse 17:1-2, 5-6).
Ecco che Babilonia, simbolo della città dell’uomo, intenzionato a vivere lontano da Dio, viene raffigurata come una donna, ma non una semplice donna: è una prostituta. Anzi, non è solo una prostituta, è la “madre delle prostitute”. L’immagine che Giovanni dipinge è così vivida che si può quasi vedere la sua foto profilo e la sua biografia sull’app per trovare partner per rimorchiare. È vestita con abiti firmati all’ultimo grido, non indossa bigiotteria, è tutto oro vero, gioielli e perle. Nella foto tiene in mano una coppa d’oro: è ricca.
Potremmo immaginare che nella coppa ci sia del buon vino, ma ci sbagliamo: nella coppa c’è il sangue di coloro che hanno rifiutato la coppa, di coloro che l’hanno vista per quello che è veramente e l’hanno smascherata. Nella coppa c’è il sangue di coloro che hanno sopportato pazientemente la persecuzione in attesa del vero Sposo. Nella coppa c’è anche la prova delle cose disgustose e degradanti che ha fatto per ottenere tutti i suoi bei vestiti e gioielli costosi. Lei ha bevuto troppo da questa coppa ed è inebriata.
Sulla sua foto profilo, a grandi lettere, si è data un nome: “Babilonia la grande”. Lei viene da una lunga stirpe di Babilonia, è una figlia di Babele, quell’antico popolo che cercò di costruire una torre verso il cielo per invadere la gloria di Dio e prenderla per sé. Volevano costruire una città e farsi un nome, ma il loro progetto ebbe una fine distruttiva. È figlia di quell’antica città che trascinò il popolo di Dio in esilio, la città guidata da Nabucodonosor, che disse: “Non è forse questa la grande Babilonia, che ho costruito con la mia potente potenza come residenza reale e per la gloria della mia maestà?”. (Daniele 4:30). Possiamo notare dunque la somiglianza con la famiglia.
Questa donna rappresenta il mondo in opposizione a Dio e al suo popolo. È seduta su sette colli (17:9). I primi lettori di Giovanni avrebbero immediatamente riconosciuto che Giovanni stava parlando di Roma, poiché la città di Roma era costruita su sette colli. Roma brillava per l’abbondanza di ricchezze, mostrava i suoi muscoli di potere era attraente e seducente, e tutti coloro che erano interessati a lei erano coinvolti.
Certamente Giovanni sta usando il simbolo della grande prostituta per riferirsi a qualcosa di più della Roma del primo secolo. Il fatto che non dica esplicitamente che si tratta di Roma rende la visione atemporale. Nel corso della storia abbiamo assistito alla successione di Babilonia o di Roma: regimi che hanno attirato le masse, hanno dichiarato la propria grandezza, hanno rifiutato qualsiasi bisogno di Dio e hanno oppresso coloro che sono “chiamati, scelti e fedeli” (17:14).
A questo punto la sua immagine potrebbe sembrare buona sullo schermo, ma verrà il giorno in cui il suo protettore, la bestia, le si rivolterà contro e lei sarà distrutta: i suoi bei vestiti spariranno e lei rimarrà nuda ed esposta. Invece di banchettare con i cibi più raffinati, diventerà un banchetto per la bestia, verrà bruciata e tutti coloro che si sono uniti a lei commettendo adulterio, rischiano di essere bruciati con lei.
Poi udii un’altra voce dal cielo che diceva: «Esci da lei, popolo mio, per non prendere parte ai suoi peccati, per non condividere le sue piaghe; perché i suoi peccati sono ammassati in alto come il cielo e Dio si è ricordato delle sue iniquità»” (Apocalisse 18:4-5).
Ecco una voce dal cielo che parla a noi, popolo di Dio, chiamandoci a uscire dalla città di Babilonia, lontano da questa donna malvagia, per non essere sedotti a vivere come lei bruciare con lei. Ci avverte di fuggire dalla città malvagia prima che sia troppo tardi. Abbiamo visto dove ci porterà la sua frequentazione con lei: è ora di andarsene.
Come possiamo farlo?
Viviamo a Babilonia. Lei è onnipresente, è ovunque. Dovremmo seguire i passi degli Esseni del secondo secolo che andarono a vivere nel deserto o dei monaci dell’epoca medievale che si trasferirono nei monasteri o degli Amish dei giorni nostri che vivono in campagna evitando la tecnologia moderna? Non credo.
“Se solo cambiassimo casa, otterremmo ciò che siamo chiamati a fare qui.” Ma questo richiederà molto di più di un cambio di indirizzo. Richiederà un cambiamento radicale del cuore, un cambiamento nei nostri affetti, interessi e desideri. Significa che dobbiamo capire come vivere a Babilonia in qualità di cittadini della nuova Gerusalemme, come stranieri e forestieri. Dovremo capire cosa significherà per noi rifiutare di sentirci a casa nostra. Ciò a cui siamo chiamati non è il separatismo, ma la distinzione. Quello che sentiamo in questa voce dal cielo è un richiamo a rifiutare di rimanere invischiati con il mondo, a rifiutare di fare la nostra casa spirituale qui in termini di fedeltà e lealtà.
Nel corso di questo capitolo, prendendo atto del materialismo e del consumismo di Babilonia, ci rendiamo conto che uscire da lei significherà resistere alla natura seducente della sua fama. Se vogliamo essere preparati come una sposa per il nostro Sposo, dobbiamo fare qualcos’altro: dobbiamo lasciare tutti i nostri vecchi amanti.
Dovremo cancellare il numero del mondo dai nostri telefoni. Niente più conversazioni notturne. Non possiamo continuare a flirtare. Non possiamo pensare di poter stare vicino al mondo, godendo di tutto ciò che ha da offrire, donandogli il nostro cuore e i nostri affetti, e continuare a essere fedeli al nostro Sposo. Semplicemente non funzionerà così.
Se ci rifiutiamo di uscire da Babilonia, se ci rifiutiamo di rinunciare ai nostri rapporti con il mondo, saremo distrutti con lei. Sembra avere il controllo, così sicura di sé, le nostre interazioni con lei sembrano così naturali, non pericolose. E non riusciamo a immaginare che possa mai esserci qualcosa di diverso dalla bellezza e dal potere. Ma Giovanni ci mostra che un giorno, in un solo giorno, tutto cambierà. Perderà tutto. E anche tutti coloro che si sono uniti a lei perderanno tutto. Il giorno in cui Babilonia avrà la sua parte, tutti coloro che vi hanno fatto la loro casa, la loro fortuna, vi hanno trovato la loro identità e il loro significato, perderanno tutto ciò che pensavano li rendesse felici, tutto ciò che dava loro sicurezza, tutto ciò che dava un senso alla loro vita. Giovanni vuole che li ascoltiamo. Vuole che sentiamo l’agonia nelle loro grida.
“E i re della terra, che hanno commesso immoralità sessuale e hanno vissuto nel lusso con lei, piangeranno e si lamenteranno su di lei quando vedranno il fumo del suo rogo. Se ne staranno lontani, per paura del suo tormento, e diranno: ‘Ahimè! Ahimè! Grande città, potente città, Babilonia! Perché in un’ora sola è giunto il tuo giudizio” (Apocalisse 18, 9-10).
Tutti coloro il cui potere era un’estensione del potere della bestia, tutti coloro che sono stati sedotti da lei e hanno commesso adulterio con lei, guarderanno con timore mentre brucia, perché sanno che il suo supplizio diventerà il loro supplizio.
Infine, sentiremo parlare la sposa. Invece di gridare “Ahimè! Ahimè!”, griderà “Alleluia!”. Questo è ciò che stava aspettando! Tutta la sua resistenza alla seduzione del mondo e tutti gli anni di attesa dello Sposo si sono rivelati utili:
“Alleluia! Perché il Signore nostro Dio, l’Onnipotente, regna. Rallegriamoci ed esultiamo e rendiamogli gloria, perché le nozze dell’Agnello sono giunte e la sua Sposa si è preparata; le è stato concesso di vestirsi di lino fine, splendente e puro” – perché il lino fine è l’opera giusta dei santi (Apocalisse 19:7-8).
Si è preparata per questo giorno, e finalmente il giorno è arrivato. Dopo tanta attesa, è finalmente giunto il momento delle nozze. E lei è pronta. Ora dobbiamo prepararci al giorno delle nozze: manca solo accettare il vestito.
Non possiamo prepararci da sole a questo matrimonio. Siamo preparati come sposa per Gesù da Gesù. Per essere vestiti in modo appropriato per questo giorno perfetto è necessaria la giustizia di un altro, la giustizia di Cristo che ci è stata data in dono. La giustizia del nostro Sposo opererà nella nostra vita e attraverso di essa affinchè la giustizia sia evidente. Ci purificherà, ci abbellirà e ci soddisferà.
Troviamo il giorno delle nozze in Apocalisse 21:2-3, dove leggiamo: “Vidi la città santa, la nuova Gerusalemme, che scendeva dal cielo da Dio, preparata come una sposa adorna per il suo sposo. E udii una voce forte dal trono che diceva: “Ecco, la dimora di Dio è presso gli uomini. Egli abiterà con loro ed essi saranno il suo popolo e Dio stesso sarà con loro come loro Dio”.
Quando penso alla preparazione di una sposa, mi viene da pensare a me e a Davide da fidanzati e a quanto fosse difficile aspettare il giorno delle nozze. Un giorno, dopo tutti i preparativi per le nozze, il nostro Sposo verrà a prenderci. Tutta l’attesa sarà finita. Finalmente avremo il sollievo e la gioia di stare insieme, di godere del matrimonio a cui eravamo destinati, il matrimonio più felice di tutti i tempi, il matrimonio che non finirà mai, un’eternità di unione con Colui che ci ama. Fino ad allora, manteniamoci puri per Lui, amiamolo con tutta la nostra anima, con tutta la nostra forza e con tutta la nostra mente.
Traduzione a cura di Lisa Artioli
Tematiche: Matrimonio, Santificazione
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