Ama la chiesa che frequenti, non quella dei tuoi sogni
Pensiamo di amare veramente la chiesa che frequentiamo, ma dobbiamo smettere di pensare alla chiesa dei nostri sogni!
Il consiglio di Stephen Stills secondo il quale “se non puoi stare con quella che ami, ama quella con cui sei” può sembrare un consiglio di relazione opinabile, ma il più appropriato quando si parla di chiesa.
Ci sono una serie di ragioni per cui non si può stare con la chiesa che si ama, che si desidera o che si vorrebbe ma si può stare con la chiesa in cui si sta bene.
Dietrich Bonhoeffer, scrivendo nel passato, sembra inchiodare la nostra cultura ecclesiastica odierna: “Chi ama il suo sogno di comunità più della comunità cristiana stessa diventa un distruttore di quest’ultima, anche se le sue intenzioni personali potrebbero essere più che mai oneste, sincere e sante”
Non intendiamo fare del male, stiamo solo sognando ma involontariamente possiamo distruggere tutto.
Regolarmente nelle lettere del Nuovo Testamento, la chiesa viene esortata verso la “via più eccellente” dell’amore reciproco (1 Corinzi 13). La chiesa è esortata ad amare anche le differenze e gli spigoli vivi dei cristiani che vivono insieme come chiesa (1 Corinzi 12). La chiesa è responsabile di guardare con meraviglia ciò che Dio ha fatto per riunire queste persone così diverse (Ef. 2) e quindi cercare di vivere alla luce dell’unità che Dio ha creato (Ef. 4).
I credenti sono esortati ad amare nel migliore dei modi la loro chiesa, ma farlo a volte significa distruggere alcuni dei propri sogni.
La Chiesa del passato
Nel corso degli anni ho parlato con molte persone che nella nostra chiesa cominciavano ad avere un’abitudine inusuale: iniziavano a tirare in ballo la loro chiesa precedente, non solo a volte, ma molto spesso.
Mentre parlavamo tutti di un’attività di chiesa, questi parlavano con entusiasmo di come la loro chiesa avesse fatto la stessa cosa ma meglio, di come aveva condotto la comunità ma meglio, di come aveva iniziato un ministero delle donne ma meglio.
Ora amo e ringrazio Dio per le loro precedenti chiese ed in effetti, dopo aver sentito la loro descrizione, qualche volta avrei anche desiderato essere un membro di queste. Ma poco dopo iniziavo a chiedermi se potevano mai essere felici nella chiesa in cui si trovavano, fatta in realtà di carne e sangue.
La chiesa in cui ora servo ha radici che risalgono agli anni ’70 e fu fondata all’inizio degli anni ’80. È passata molta storia prima che io diventassi pastore dal 2010 circa. Una delle cose più difficili da superare è stata in realtà una delle cose migliori della nostra chiesa: la nostra storia.
È facile paragonare tutto ciò che si è fatto in passato: anche se avessimo alcuni nuovi visitatori, non saremmo ancora quello che eravamo perché anche se lo Spirito sembra muoversi in modo potente, non è così potente come negli anni ’80. Quando una chiesa rimane bloccata lì, viene spesso catturata in un vortice, incapace di sollevare la testa per guardare al presente o al futuro.
Ciò che Dio ha fatto in passato dovrebbe essere ricordato e amato, ma non a discapito del ricordo e dell’amore per ciò che Dio sta facendo proprio qui e ora.
Dobbiamo amare la chiesa che frequentiamo, non quella dei nostri sogni.
La Chiesa del futuro
Vivo nel futuro. Quando sono diventato un pastore della mia chiesa, ho passato molto tempo sognando e desiderando ciò che la chiesa poteva diventare in 5 anni. Pensavo di avere chiaro dove avevamo bisogno di andare e volevo fare in modo che ci arrivassimo.
Ma c’era un problema: ero costantemente frustrato dai dossi che incontravo sulla strada per arrivarci. Se qualcuno si opponeva a un progetto mi mettevo sulla difensiva, se si presentava una necessità di cura pastorale mentre tentavo di lanciare una nuova iniziativa, mi sentivo frustrato.
Poi un giorno, durante il mio tempo devozionale, pregai Dio perché mi aiutasse ad essere paziente come pastore e Dio mi ha aiutò a mostrarmi la fonte della mia impazienza: non amavo la mia chiesa, amavo soltanto la chiesa che speravo diventasse. Non amavo il nostro incontro di adorazione domenicale, amavo il sogno di come sarebbe stato un giorno. Ho dovuto pentirmi.
Non sto dicendo di distruggere per sempre i tuoi sogni e le tue speranze per la chiesa (no di certo). Sto semplicemente dicendo che quando si ama di più i propri sogni e le proprie speranze rispetto alle persone che abbiamo davanti, allora c’è un problema.
Nessuno ha una visione più grande di Gesù per la nostra chiesa (vedi Apocalisse) ma amare la chiesa significa sottomettersi al modo in cui Gesù sceglie di lavorare su questo progetto.
La chiesa dei preferiti
Ho riscontrato questo problema con quelle persone immerse nella teologia Riformata che sperano che ognuno nella chiesa legga e celebri i Puritani, ho riscontrato questo con persone che desiderano che smettiamo di consigliare libri concentrandoci invece solo sulla Bibbia come fanno sempre i fanatici, ho riscontrato questo con persone che fanno costantemente riferimento ai loro predicatori preferiti.
È bello leggere i Puritani o concentrarsi sulla Bibbia e ricavare saggezza da altri predicatori fuori dalla propria chiesa? In molti casi, sì!
Ma quando le persone a noi preferite o le pratiche o gli stili di ministero diventano più importanti dei principi essenziali della Bibbia e delle persone che abbiamo di fronte, abbiamo un grosso problema.
È qui che la cultura americana intorno a noi infetta così facilmente il nostro modo di pensare. Possiamo mangiare quasi ogni tipo di cibo immaginabile, ordinare qualsiasi prodotto, guardare qualsiasi film all’istante.
Noi diciamo che “Ovviamente la chiesa è diversa”, ma poi desideriamo che la nostra squadra di adoratori assomigli un po’ più a Hillsong o agli Hosanna degli anni ’90, preghiamo il nostro pastore perché assomigli un po’ di più a Matt Chandler, Billy Graham o Charles Spurgeon.
Ecco la verità: Dio ha dato buoni doni alla chiesa nel corso della storia e attraverso la chiesa ed è oggi lo stesso Dio che sta dando i diversi doni della tua chiesa. Arrivano dallo stesso Donatore e sono certo che, se guardi, imparerai a vedere la bontà anche in loro.
La Chiesa che frequentiamo
Fratello e sorella, ama la chiesa che frequenti.
Perché? Perché Gesù lo fa.
Se la tua chiesa confessa e proclama il Vangelo di Gesù, ricorda questo:
- Come Gesù ci ha serviti, dobbiamo servirci gli uni gli altri, e come Gesù ci ha amati (fino alla morte!) dobbiamo amarci gli uni gli altri (Giovanni 13)
- Gesù versò il suo sangue per quella chiesa e per quei credenti (Atti 20:28)
- La grazia di Dio è all’opera in quella chiesa e possiamo vederla e celebrarla, anche nella sua debolezza (1 Cor 1: 4-5)
- Dio è al lavoro in quella chiesa, costruendola insieme per uno scopo glorioso (1 Pietro 2:4-9)
- Gesù chiama la chiesa il Suo corpo e per questo ferirla significa ferire Lui (Atti 9:5)
- Gesù è al lavoro quando la Scrittura viene letta lì, lavando sempre più la chiesa per essere senza macchia (Efesini 5)
Non è perfetta e forse potrebbe non essere il tuo sogno, ma Gesù ti chiama ad amarla. Ed amarla può significare lasciar perdere quello che desideri che fosse.
Se, in buona coscienza, non puoi continuare a frequentare la tua chiesa a causa di una seria questione dottrinale o se c’è una grande preoccupazione per la leadership o la struttura della chiesa o qualcosa di simile, allora alla lunga potresti aver bisogno di andartene. Ma almeno finché non lo fai, sei chiamato ad amare la chiesa che frequenti.
Mentre lo fai, potresti scoprire che succede qualcosa di strano: potresti essere sorpreso nel vedere sempre più che quella chiesa inizia a rafforzarsi e a crescere in modi sorprendenti, potresti scoprire che alcune delle cose che desideri ardentemente cominciano ad essere più evidenti (una predicazione più efficace, più amore per la Parola, più preghiera, maggiore comunione) oppure potresti scoprire che Dio cambia il tuo cuore per apprezzare ciò che è già lì.
Quindi ama la chiesa che frequenti.
(Traduzione a cura di Maddalena Bennardo)
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Tematiche: Chiesa, Conflitti, Crescita spirituale, Membri di chiesa, Vita Cristiana
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