10 lezioni da imparare dalla morte del missionario John Allen Chau

 

Saresti disposto a morire per il Vangelo?

 

È una domanda che ogni cristiano ha bisogno di porsi. Infatti, è un pensiero che dovrebbe essere discusso nella scuola domenicale con i nostri bambini e con tutti quelli che evangelizziamo. Quando spieghiamo il vangelo non stiamo solo chiamando le persone a una nuova vita, le stiamo chiamando a far morire l’egoismo ed essere disposti a morire per il bene degli altri.

Penso che questa sia la reazione più appropriata alla notizia della morte di John Chau. Non ho praticamente smesso di pensare a John Chau da quando ho saputo della sua morte.

Se non l’avevi ancora saputo, Chau, che da tempo stava pregando per una tribù particolare, ancora non raggiunta dal vangelo, sull’Isola del Nord Sentinel in India, è stato ucciso mentre approdava con la speranza di portare loro il vangelo.

Molti in tutto il mondo hanno espresso i loro pensieri e, come c’era d’aspettarsi, sono state espresse diverse opinioni su questa tragedia. Alcuni articoli sembravano suggerire che Chau, in viaggio di vacanza, avesse per caso sentito parlare di questa tribù così vicina a lui, e che avesse deciso di fare un giro in barca costeggiando l’isola nonostante fosse stato avvertito del pericolo. Altri, che sapevano che John si era adoperato già da qualche tempo per poter raggiungere proprio queste persone, attaccavano il suo amore per loro perché, nella sua incoscienza, li avrebbe potenzialmente esposti a malattie per loro letali.

Ha anche suscitato una accesa discussione sul lavoro missionario in generale.

In ogni modo, questa storia mi ha fatto riflettere. E ho elaborato alcuni pensieri, lezioni che tutti possiamo imparare da questo evento, anche sapendo che non conosciamo ancora tutti i fatti e dettagli di quanto è successo.

 

  1. Dovremmo essere disposti a morire per il vangelo

John Chau era disposto a morire per il vangelo. Puoi criticare la sua strategia o il suo sistema di supporto se vuoi e probabilmente avresti ragione, ma devi ammettere che John aveva capito profondamente una verità molto semplice e cioè che “il vivere è Cristo e il morire è guadagno” (Fil. 1:21). La posta in gioco sono le anime e a volte, per raggiungerle, alcuni di noi devono morire. Ognuno degli undici discepoli di Cristo aveva accettato di soffrire volontariamente ed era disposto a morire per il vangelo. E anche noi dovremmo esserlo.

 

  1. Come sentiranno, se non andiamo?

A detta di tutti, l’India è arrabbiata con John Chau. In effetti, le autorità indiane sono così arrabbiate che hanno arrestato le sette persone che l’avevano aiutato a raggiungere quella tribù. Tanti hanno raccontato che la tribù vive da tempo senza mai avere contatti con il mondo esterno. L’India sembra non solo approvare questo, ma proibisce anche qualsiasi contatto con la tribù.

L’isolamento della tribù sta bene al governo indiano, ma non stava bene a John. Decise che valeva rischiare la vita andare a cercare di parlare con loro. Sappiamo che se ascoltano o no, non cambia la loro destinazione. Ma dobbiamo renderci conto che questo è soltanto un crudo promemoria su fatto che Dio raggiunge i perduti attraverso persone normali, come te e me, disposte ad andare a parlare a quelli che non hanno mai sentito di Gesù.

 

  1. Abbiamo bisogno della chiesa

Non sono ancora state rese pubbliche tutte le informazioni, ma spero che la famiglia di John Chau frequenti una chiesa che sappia aiutarli durante questo periodo difficile. Sono sicuro che lui ne frequentasse una, ma vorrei aggiungere che questa è un’altra indicazione di quanto è importante che ogni missionario abbia una forte chiesa mandante. Molti missionari lasciano posti di lavoro e carriere ben retribuiti, rinunciano al conforto della famiglia e degli amici e partono da paesi più comodi per raggiungere persone in luoghi meno comodi. Hanno assolutamente bisogno di chiese e di anziani per aiutarli e consigliarli in queste decisioni. Hanno un disperato bisogno delle preghiere dei credenti. Non importa che tipo di missionario tu sia, che tu lavori tra studenti universitari, faccia l’evangelista di strada o il missionario in un paese straniero, sei un pazzo se non sei coinvolto con una chiesa locale e non ti sottometti alla loro leadership. Non puoi letteralmente sopravvivere senza.

 

  1. Abbiamo bisogno di squadre

Di nuovo, non sappiamo se John avesse avuto una squadra, ma certamente le squadre sono essenziali, almeno per la maggior parte di missionari. Ci sono storie di missionari solitari che hanno avuto successo, ma è un’eccezione e presuppone un tipo speciale di persona e di famiglia. Abbiamo bisogno di altri nella nostra vita per incoraggiarci, confrontarci e renderci responsabili. Abbiamo bisogno di persone con competenze diverse per lavorare con noi e per aiutarci nelle aree in cui potremmo non riuscire da soli. Non so quale sia stata la strategia a lungo termine di John, ma questo è un’altra lezione per noi. Abbiamo bisogno di qualcuno con noi disposto a morire per il vangelo e morire l’uno per l’altro.

 

  1. Non abbiamo bisogno di ascoltare il mondo

Il mondo non può capire. Anche se cerchi di spiegarlo lentamente e con la massima chiarezza possibile, tutto ciò che il mondo sente è per lui pura sciocchezza. Lo stesso vangelo è pazzia per quelli che periscono (1 Co. 1:18). Nessuna chiesa o ministero dovrebbe farsi consigliare dal mondo in alcun modo, eppure sembra proprio la tendenza di questi giorni. Le guerre culturali abbondano e molte chiese e individui sono troppo interessati a ciò che il mondo pensa. La reazione del mondo alla storia di John serve solo a sottolineare che il non credente semplicemente non può capire. Farci consigliare dal mondo è la cosa più sciocca che possiamo fare.

 

  1. Le persone disposte a morire sono difficili da trovare

Sono sconcertato dallo sdegno non solo dei non credenti, ma anche di alcuni credenti. Non condivido tutta la teologia di Chau, ma apprezzo il suo evidente amore per il vangelo e per i perduti. In parole semplici, non ci sono molti cristiani disposti a rischiare tutto per Cristo. Certo, credo che la maggior parte dei cristiani con una pistola puntata alla testa giurerebbe ancora fedeltà a Gesù, ma purtroppo ci vuole molto per portarci fuori dalla nostra zona di comfort. Puoi criticare John Chau quanto vuoi, ma spero almeno che siamo disposti a uscire dalla nostra zona di comfort, accettare l’insicurezza per i superare i limiti per il bene dei non credenti intorno a noi.

 

  1. Dobbiamo sostenere i missionari

I missionari hanno bisogno del nostro sostegno. Naturalmente, se tutti andassero, non ci sarebbe chi li sosterrebbe. Alcuni di noi, sebbene volessero andare, devono rimanere indietro. Ma i nostri soldi possono fare molto. Il modo migliore per usare i tuoi soldi è darli a una chiesa che fa sul serio il lavoro del vangelo. Te lo dimostra cercando di raggiungere i vicini del quartiere e mandando missionari in altri paesi. La seconda cosa che puoi fare è trovare un paio di missionari di cui sei entusiasta e con i tuoi soldi sostenere loro fedelmente. È un investimento che continua ad accumulare interessi per l’eternità.

 

  1. Dobbiamo pregare per i missionari

I missionari sono costantemente a rischio. Il diavolo e i suoi angeli li odiano particolarmente, e vogliono che falliscano. Il nemico si scaglia contro le loro famiglie e il loro matrimonio, la loro salute e i loro corpi, le loro finanze e le loro emozioni. Hanno un incessante bisogno di preghiera. Stanno prendendo decisioni che potrebbero davvero trasformare intere nazioni. È importante che tutti coloro che leggono questo abbiano un missionario per cui stanno pregando in modo costante.

 

  1. Abbiamo bisogno di un sacco di allenamento

Evitare campi di missione difficili non è una opzione. Dobbiamo andare, ma dobbiamo avere una strategia. Dobbiamo essere pronti. Abbiamo bisogno di squadre e abbiamo bisogno di addestramento. Non si può improvvisare, fare i bagagli e partire. Dobbiamo addestrarci. I medici studiano per anni prima di fare il loro primo intervento chirurgico. Gli avvocati studiano e si allenano per anni prima di presentarsi davanti a una giuria. Quanto ancor più seriamente i missionari devono addestrarsi e prepararsi per la missione! Studiare al seminario è una necessità per chi vuole portare il vangelo in altri paesi. Per lo meno, uno dei membri della squadra deve avere una formazione teologica adeguata per poter fondare una chiesa. Non è sufficiente aver imparato a memoria alcuni versetti e canzoni. Sarà sufficiente per evangelizzare, ma non per fondare una chiesa.

 

  1. Dobbiamo essere disposti a morire per il Vangelo

L’ho già detto? Battute a parte, questa è una cosa che un credente non può ignorare. Spero di non averti sconvolto. Giovanni 15: 20-21 è chiaro:

Ricordatevi della parola che vi ho detta: “Il servo non è più grande del suo signore”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo ve lo faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato.

 

 

Potremmo non essere d’accordo con il metodo o la teologia di John Chau, ma la sua storia ci ricorda una verità importante. Uno schiavo non è più grande del suo padrone. Se hanno ucciso Gesù, vorranno uccidere anche noi. Sei disposto a morire per Cristo?

 

Tematiche: Cultura e Società, Evangelizzazione, L'amore di Dio, Ministero, Missione, Persecuzione, Sovranità di Dio, Storia della Chiesa, Vita Cristiana

Giordano Standridge

E’ pastore per l’evangelizzazione a Immanuel Bible Church a Springfield, in Virginia. Sposato con Jenny, hanno 4 figli, Davide, Matteo, Nico e Gabriella.

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