Modestia, che la nostra luce risplenda!

Una domenica sera, Ayesha Curry, moglie di Stephen Curry, campione di Basket NBA, stava sfogliando la rivista Style Weekly e poi mise un post su Tweeter che diceva:

 

“Tutti indossano vestiti che mostrano quasi tutto il loro corpo scoperto. Non è il mio stile. A me piace tenere le parti belle del mio corpo coperte per colui che ha importanza per me”.

Ayesha Curry (@ayeshacurry) – 6 Dicembre 2015.

 

Quelle parole provocarono un dibattito su Twitter relativamente alle virtù talvolta assenti che portano ad esporre il proprio corpo con vestiti poco coprenti. Qualcuno rispose chiedendo: “Cosa c’è di sbagliato nel non essere ben coperto?” Così, con poche parole, Ayesha Curry, una credente professante in Gesù Cristo, introdusse il concetto della modestia e dell’essere “sale e luce” nel flusso dei social.

L’abbigliamento discreto è una testimonianza

Ovviamente tutti furono scioccati dalla dichiarazione di Ayesha. La mancanza di modestia è ormai comune e le nostre sensibilità culturali sono cambiate rapidamente. Un tempo il bikini nella pubblicità era un fatto speciale mentre oggi difficilmente immagini di corpi nudi non si trovano solo nella pubblicità ma anche su Facebook e Instangram.

Ormai quasi nulla sciocca più la nostra coscienza, eccetto forse una donna che si fonda su degli standard biblici relativamente alla questione della modestia.

Questa è la natura dell’essere sale e luce. Noi ci presentiamo al mondo come coloro che sono “messi da parte da Dio” – distinti. Siamo una testimonianza vivente di un Dio santo, chiamati ad essere santi (1 Pietro 1:15-16). Ciò che indossiamo non ha un ruolo minore, spesso infatti è la prima cosa che la gente osserva in noi e questo manda un messaggio tanto quanto i nostri discorsi e il nostro atteggiamento. Ciò che indossiamo comunica alla gente ciò che per noi è importante.

Quello che un vestito spudorato annuncia è questo: “Guardami! Concentrati sul mio corpo!” Tuttavia come credenti, noi viviamo per indirizzare le persone verso Qualcuno di più grande. Noi siamo testimoni a un mondo perduto che sta morendo e che ha bisogno di un Salvatore maestoso e assolutamente soddisfacente. Noi desideriamo che si conoscano la potenza salvifica di Cristo e la sua capacità di trasformare la persona radicalmente. L’abbigliamento potrebbe sembrare un fattore secondario, ma se portiamo il nome di Cristo, il mondo che sta attorno a noi ci osserva. Quando noi promoviamo un modello che non è di questo mondo – oppure lo Twittiamo – esso risplende ovunque.

 

La modestia e la luce di Cristo

Pur desiderando glorificare il Signore nelle nostre scelte sul modo di vestire, l’abbigliamento non deve essere la questione principale. Infatti ciò che indossiamo non dovrebbe essere il fine ultimo: esso infatti svanirà nel nulla affinché ciò che ha un valore maggiore possa risplendere. L’abbigliamento discreto attira l’occhio – non sul corpo di chi lo indossa – ma verso la luce di Cristo che risiede dentro la nostra anima.

Come donne che amano il Signore, il nostro desiderio principale è quale “vestito interiore” indossare (1 Timoteo 2:9; 1 Pietro 3:3-4). Entrambi i brani, che parlano alle donne e del vestire, sottolineano ciò che è veramente importante: la crescita in santità. Questo è il “vestito” che il nostro Signore considera “bello”. Mentre cresciamo in questi aspetti, cresce anche il nostro amore per Dio e per l’uomo, cresciamo nell’umiltà e nel non-egoismo, veniamo trasformate nel nostro intimo in maniera profonda. Questi cambiamenti non possono rimanere nascosti ma si manifestano esteriormente. Mentre portiamo frutto, la nostra luce risplende in maniera abbagliante. Il mondo sarà capace di “vedere le vostre buone opere e glorificare il Padre vostro che è nei cieli” (Matteo 5:16).

È interessante che le nostre scelte nel vestire facciano parte del nostro cambiamento interiore. Per questo motivo non dobbiamo porre dei pesi gravosi sui nuovi credenti con tonnellate di regole su come loro dovrebbero vestirsi. Mentre cresciamo nella grazia e nella conoscenza di Cristo, i Suoi modi iniziano diventare anche i nostri modi. Noi diventiamo sempre più coscienti di ciò che piace al Signore, diventiamo più sensibili ai suggerimenti dello Spirito e così osserviamo che le nostre scelte iniziano a mutare, talvolta proprio davanti al nostro armadio, poiché cercheremo di vestire il nostro corpo esteriore in una maniera che riflette l’opera santa che è stata prodotta nella nostra anima.

 

Scegliere un abito come testimonianza vivente

Troppo spesso le discussioni sulla modestia tra credenti si riducono ad un misero elenco di cose da fare e da non fare, che ovviamente cambiano negli anni e da persona a persona. Ci fu un tempo in cui mostrare le braccia nude era uno scandalo e chi non si ricorda le battaglie sui leggings?

Le nostre scelte sul vestire sono personali e particolari. Come donne sappiamo bene ciò che ci dona, quale moda e colore ci attira e quale stilista preferiamo. Queste considerazioni insieme a ciò che noi consideriamo modesto ci spingono al nostro acquisto. Ma la domanda è: quante volte noi nell’acquisto del vestito consideriamo la questione della testimonianza?

Siamo state acquistate con un prezzo, non apparteniamo a noi stesse (1 Corinzi 6:19-20). Questa è una verità che s’inserisce in una sfaccettatura della nostra vita, la nostra apparenza inclusa. Acquistare o meno un vestito potrebbe non basarsi solo sulla questione “giusto o sbagliato”, o sulla questione sulla “modestia”. Potrebbe semplicemente essere corretto chiedersi se sia lecito come discepolo di Gesù Cristo e se ciò glorificherà il Signore oppure affievolirà la luce dentro di noi.

Così come in ogni altro aspetto della vita cristiana, il Signore ci dona molta grazia e molta sapienza gratuitamente. Noi dobbiamo e dovremmo cercare sempre il Suo Volto su questo tema, così come in ogni altra questione. Dio è capace di donarci un cuore modesto, per darci degli occhi per vedere i vestiti che indossiamo così come Lui li sta vedendo e guidarci in modo da indossare abiti che Lo glorificano. Anche quando attraversiamo un processo di cambiamento, quelli che vivono vicino a noi lo noteranno.

Essere sale e luce non ha nulla a che vedere con l’essere perfetti bensì la nostra luce risplende e la nostra influenza si sente anche quando siamo in trasformazione.

 

 

Tematiche: Famiglia, L'amore di Dio, Matrimonio, Vita Cristiana

Kim Cash Tate

Kim Cash Tate (@kimcashtate) è sposata e madre. È una blogger e autrice di vari libri tra cui il recente: Hidden Blessings. Kim e suo marito Bill vivono a Saint Louis (Stati Uniti).

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